L’assassinio di Charlie Kirk

Riceviamo dagli USA e pubblichiamo il seguente contributo che contiene interessanti spunti di analisi e riflessione.
La vicenda dell’assassinio di Kirk va letta nel quadro del tentativo di Trump, rappresentante dei settori più reazionari del grande capitale, di liquidare una dopo l’altra le libertà democratiche, spianando la strada al fascismo.
Ricordiamo l’escalation di violenze perpetrate negli USA da gruppi di estrema destra, l’utilizzo degli sbirri dell’ICE contro i migranti, della Guardia nazionale contro le proteste popolari, lo sciovinismo economico, il sostegno palese al nazi-sionismo…
La questione del fronte unito antimperialista-antifascista, diretto dalla classe operaia, si pone con forza anche negli Stati Uniti.
L’assassinio di Charlie Kirk
di Gearóid O’Neil
Il 10 settembre, intorno alle 12:20, un colpo mortale è stato sparato alla Utah Valley University, perforando la giugulare del famigerato commentatore di destra e stretto collaboratore del presidente Trump, Charlie Kirk. Pochi minuti dopo la diffusione della notizia, Internet si è infiammato con un misto di giubilo e indignazione per gli eventi appena accaduti e, ancor prima che fossero pubblicate le prime foto del sospetto assassino, sono iniziate le speculazioni sull’identità dell’omicida.
Quasi immediatamente, gli esponenti dell’estrema destra hanno proclamato che si trattava di una dichiarazione di guerra, alcuni paragonandola al bombardamento di Fort Sumter che diede inizio alla guerra civile americana, e hanno chiesto lo sterminio dei loro nemici politici. Questo dimostra la mentalità di queste persone, che fanno dichiarazioni così roboanti prima ancora di sapere nulla sul sospettato, giungendo sempre immediatamente alla conclusione (come avevano fatto anche per i tentativi di assassinio di Trump) che il tiratore deve essere un sostenitore comunista dell’ANTIFA allineato con i democratici. Ma abbiamo imparato bene dai tentativi di uccidere Trump, dall’assassinio di Brian Thompson, fino ai tentativi contro Reagan, che le speculazioni della stampa borghese contano ben poco.
E, come vedremo, l’assassinio del signor Kirk, lungi dall’essere un Fort Sumter, potrebbe assomigliare più all’incendio del Reichstag.
Il preludio alla sparatoria
Charlie Kirk è un uomo che non ha bisogno di presentazioni per la maggior parte degli statunitensi. Come volto del gruppo Turning Point USA, allineato con il Partito Repubblicano, e protagonista di molte delle compilation di dibattiti “liberal destroyed” [1] che si vedono online, con l’aiuto di ricchi sostenitori del Partito Repubblicano come il miliardario J.W. Childs e Bill Montgomery, si è costruito un’immagine quale uno dei principali portavoce della destra statunitense, diventando persino amico di Donald Trump e aiutandolo a pubblicizzare la sua campagna elettorale nel corso degli anni. Per questo motivo, Kirk è diventato oggetto di molte critiche da parte della sinistra, il che ha naturalmente alimentato la sua notorietà, consentendogli di ospitare altri dibattiti open-mic del tipo “dimostratemi che ho torto”.
È stato proprio durante uno di questi dibattiti che Kirk ha incontrato la sua fine. Nei mesi precedenti, negli Stati Uniti si erano verificati diversi episodi di sparatorie di massa presumibilmente rivolti contro cristiani e individui di destra, per non parlare dei due tentativi di assassinio di Trump durante la sua campagna presidenziale del 2024, che hanno dato al Partito Repubblicano molti motivi per protestare. Trump e i suoi sostenitori hanno a lungo fatto leva su questa narrativa della persecuzione, secondo cui sono i progressisti i veri fascisti che ricorrono alla violenza per mettere a tacere le voci di destra (mentre allo stesso tempo giustificano il genocidio perpetrato da Israele). Citando tali preoccupazioni sull’instabilità della sinistra, Trump aveva già iniziato a ventilare l’idea di limitare l’accesso alle armi da fuoco alle persone transgender nei giorni precedenti l’assassinio di Kirk. Ciò dimostra che, nonostante la retorica altisonante sull’opposizione al controllo delle armi e così via, il Partito Repubblicano è più che felice di disarmare alcune fasce della popolazione quando trova delle scuse per farlo.
Ovviamente, per uno Stato che rappresenta la minoranza dominante della popolazione, la borghesia, una popolazione armata di schiavi sarà sempre un affare rischioso. È difficile dimenticare le famose parole di Marx sul disarmo della classe operaia o ciò che accadde durante la Prima guerra mondiale quando grandi gruppi di lavoratori furono finalmente armati. Quindi, per un paese come gli Stati Uniti, dove il diritto di detenere e portare armi è sancito dalla Costituzione, la questione diventa: come si può disarmare la popolazione senza provocarla? I Democratici e i loro alleati sostengono che l’abrogazione del secondo emendamento sia una necessità per fermare le sparatorie di massa e casi simili. Ma per un partito che ha cercato di vendersi ai lavoratori americani come il nemico giurato dei Democratici e che si è così radicato nella difesa del secondo emendamento, le argomentazioni a favore del disarmo della classe operaia devono essere formulate con molta più cautela, per non far cadere la maschera.
Le proposte di negare il possesso di armi da fuoco alle persone transgender, alle quali la maggior parte dei sostenitori del Partito Repubblicano è comunque ferocemente contraria, possono essere interpretate come un metodo graduale per disarmare la popolazione, prendendo di mira o regolamentando poco a poco questo o quel gruppo fino a rendere praticamente inesistente il diritto al possesso di armi da fuoco.
È in questo contesto che si è verificata la sparatoria contro Charlie Kirk. Presunti aumenti della violenza politica da parte della sinistra e, in risposta, richieste di disarmo appena velate da parte dei repubblicani.
La sparatoria segna la dichiarazione di guerra?
Il corpo di Kirk era ancora caldo quando la folla di destra sostenitrice di MAGA, dalle personalità di Internet ai membri del Congresso, ha proclamato che si trattava di un attacco della “sinistra” all’America stessa e ha chiesto che il Partito Democratico fosse ufficialmente dichiarato un’organizzazione terroristica, l’annientamento dei sostenitori democratici e altre cose folli. Secondo loro, Kirk era diventato un martire della “libertà di parola” e di tutto ciò in cui credevano. Una persona è arrivata addirittura a dire che “sono nati cento Hitler”, dimostrando quanto fossero davvero estremisti molti dei sostenitori di Kirk. Il giorno seguente sono scoppiate proteste in diversi stati con slogan sfacciati come “white man fight back” [2] e in alcune di queste proteste è stata persino esposta apertamente la bandiera nazista accanto a striscioni con la scritta “vota repubblicano”. Chiunque potesse osservare la scena capiva che quelle persone erano una polveriera in attesa che venisse acceso un fiammifero.
Trump, che non perde mai un’occasione, ha colto l’opportunità per accusare i suoi avversari dell’attacco, accusandoli di alimentare un clima di tensione e di cercare di reprimere violentemente la libertà di parola. Inoltre, ha dichiarato alla stampa che il governo avrebbe dovuto “picchiare a sangue” la cosiddetta “sinistra razziale”, condividendo gran parte della stessa retorica apertamente violenta dei suoi sostenitori frenetici, prefigurando ulteriori sviluppi da parte dello Studio Ovale.
Quando era ancora incerto se Trump sarebbe stato rieletto, sebbene molti avessero espresso shock e ci fossero state alcune richieste di violenza, in pochi erano arrivati al punto di definirlo una dichiarazione di guerra o di chiedere lo “sterminio”. La risposta della destra era stata relativamente moderata. Ma l’assassinio riuscito di una personalità di Internet, tra le tante, sembra aver rotto gli argini, e questo avviene proprio mentre il presidente propone misure per limitare il possesso di armi e Charlie Kirk stesso sembra essere diventato più critico nei confronti di Israele, rendendolo senza dubbio un ostacolo alle relazioni israelo-statunitensi. Sicuramente, se l’assassino fosse stato un democratico o uno “di sinistra”, sarebbe stata la conferma di ciò che il presidente ha affermato riguardo alla sinistra come minaccia nazionale. Se!
Fabbricando un assassino
Il sospettato dell’omicidio, Tyler Robinson, che ha abbandonato l’università, è stato descritto in vari modi come un pazzo “ANTIFA” di estrema sinistra , alcuni hanno persino erroneamente affermato che l’assassino fosse transgender, citando presunte iscrizioni “transgender e antifasciste” trovate sull’arma del delitto. È piuttosto interessante notare che quando altri tiratori, come l’autore degli attacchi alla moschea di Christchurch in Nuova Zelanda, hanno inciso slogan sulle loro armi e munizioni, le autorità si sono affrettate a diffondere le foto macabre. Non è stato così in questo caso. Molti aspetti sono stati lasciati vaghi dalle autorità.
Ciò che troviamo ancora più interessante è il carattere dello stesso sospettato. Lungi dall’essere l’attivista transgender di sinistra descritto dalla stampa borghese, se guardiamo alla sua storia, troviamo un uomo che non sembrerebbe fuori posto a un comizio del Partito Repubblicano. In realtà, Robinson è stato fotografato numerose volte fino al 2024 mentre indossava gadget di Trump, e persino una maglietta vividamente filoamericana al momento della sparatoria. Non proprio l’abbigliamento “di uno di sinistra che odia l’America” come viene descritto!
Una cosa su cui la maggior parte dei media concorda, tuttavia, è che Robinson proveniva da un classico background di destra. Figlio di un veterano militare conservatore sostenitore della polizia e predicatore mormone, proveniente da una famiglia della classe media devotamente religiosa, Robinson è cresciuto in un tipico ambiente piccolo-borghese di destra, partecipando evidentemente alle conferenze della NRA[3] e facendosi vedere in posa con ogni tipo di arma pesante anche in tenera età. A quanto pare, è stato proprio il padre di Robinson, sostenitore di Trump, a denunciarlo. Sebbene non sia impossibile che persone del genere cambino le proprie convinzioni, passare da sostenitore dichiarato di Trump ad “assassino ANTIFA” in meno di un anno è un cambiamento piuttosto radicale. Viene spontaneo ripensare alle dichiarazioni di Lee Harvey Oswald, sincere o meno, secondo cui era stato usato come capro espiatorio per qualcosa di molto più grande.
E adesso?
Al momento della stesura di questo articolo, molto resta ancora da chiarire riguardo al retroscena e alle motivazioni di Robinson, ma una cosa si può dire con relativa certezza: la stampa borghese ha un modello ben preciso in cui vorrebbe inserirlo. E questo avviene nei giorni immediatamente successivi al tentativo del Presidente, un uomo che non può invocare apertamente il divieto delle armi da fuoco senza rivelare la sua totale ipocrisia, di trovare il modo di limitare la portata del secondo emendamento.
Ma se Trump, che ha già colto questo evento come un’occasione per incolpare i suoi oppositori, riuscirà a convincere l’opinione pubblica che i suoi oppositori sono in realtà un branco di terroristi squilibrati determinati a uccidere, se riuscirà a far credere al pubblico americano che le loro vite sono in pericolo a causa di questa folla, allora non sarà difficile dichiarare lo stato di legge marziale o adottare altre misure drastiche che, pur non abolendo esplicitamente il secondo emendamento, disarmeranno di fatto la classe operaia e ostacoleranno notevolmente qualsiasi forma di resistenza. In fin dei conti, la borghesia cercherà sempre di disarmare e limitare le vie di espressione della classe operaia, e questo vale sicuramente per il rappresentante più apertamente reazionario della borghesia. Quindi, indipendentemente dalle motivazioni dell’assassino, potremmo presto scoprire che questo evento è stato un incendio che ha bruciato gli ultimi diritti di cui godeva la classe operaia.
NOTE
[1] “Liberali distrutti”. Il termine “liberal” viene spesso usato negli USA per riferirsi ai democratici o a chi ha posizioni progressiste (N.d.t.).
[2] “Uomo bianco rispondi” (N.d.t.)
[3] National Rifle Association. Organizzazione che promuove il libero possesso ed uso di armi da fuoco degli Stati Uniti d’America (N.d.t.)
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