Legge “sicurezza”, la battaglia inizia ora

Il governo Meloni ha imposto la questione di fiducia sul decreto-legge “sicurezza”, che contiene misure di tipo fascista e razzista volte a limitare le libertà democratiche dei lavoratori e intensificano la repressione contro il movimento di opposizione sociale e politica.

Per blindare e approvare la legge il governo ha scavalcato il Parlamento.

Un segno di debolezza politica, ma anche una forzatura da non sottovalutare a causa del peso che hanno le misure e i metodi adottati per l’instaurazione di un regime reazionario di preparazione al fascismo.

L’uso abnorme della questione di fiducia su progetti di legge e decreti legge nei due rami del parlamento non nasce con il governo attuale, ma è una prassi consolidata. Ad es., nella precedente legislatura, che ha visto i governi Conte, Conte II e Draghi, alla Camera la fiducia è stata posta 54 volte.

Ma con il governo Meloni questo stesso numero è stato raggiunto a metà legislatura. È evidente l’accelerazione del processo autoritario e la strisciante esautorazione del parlamentarismo borghese.

I capitalisti e i loro rappresentanti politici hanno voluto la legge “sicurezza” per attaccare le lotte proletarie che si svilupperanno nelle fabbriche, nei territori, nelle scuole, nelle carceri, per criminalizzare e reprimere le proteste e le mobilitazioni contro i tagli alle spese sociali, per il diritto alla casa, la difesa dell’ambiente e della salute, la pace, la solidarietà al popolo palestinese.

La legge “sicurezza” approfondirà la politica antioperaia, neoliberista, antidemocratica e repressiva della borghesia.

Assieme ai padroni e al governo “che sta al loro fianco”, questa legge torna utile ai riformisti che si dibattono nell’equivoco, così come alle burocrazie sindacali che sperano di togliere di mezzo le manifestazioni più decise della lotta operaia, come i blocchi stradali e ferroviari, i picchetti, le occupazioni, assieme ai sindacati classisti e agli organismi operai che le praticano.

Non a caso negli ultimi mesi, a parte qualche timida protesta della CGIL (senza convocare nessuno sciopero contro una legge di tipo fascista), gli altri sindacati confederali e autonomi non hanno mosso un dito per informare i lavoratori e contrastare la sua approvazione. Hanno pensato solo a salvaguardare i propri privilegi di strato parassitario.

Quanto alle “opposizioni” di PD-AVS e M5S: la loro impotenza politica è pari solo alle loro sceneggiate.

Le norme da Stato di polizia approvate con questa legge che introduce 14 nuovi reati e 9 aggravanti ricordano le leggi marziali che la borghesia adotta in periodo di guerra.

Si tratta di una legge in linea con il corso aggressivo e guerrafondaio della classe dominante,  è l’altra faccia della medaglia dei piani di riarmo della borghesia italiana ed europea.

La stretta securitaria serve per consolidare le retrovie dei fronti di guerra attuali e scaricare sulle spalle dei lavoratori il peso della recessione, dell’inflazione e del debito che cresce con le spese militari, senza mai toccare i profitti e le rendite con cui si ingozzano padroni e parassiti.

Con l’approvazione di questa legge liberticida il conflitto fra sfruttati e sfruttatori, fra oppressi e oppressori, non cesserà, ma si svilupperà più aspro.

Lo sfruttamento e le sofferenze che opprimono la classe operaia e le masse popolari renderanno impossibile la pace sociale.

I riformisti e tutta la falsa “opposizione parlamentare” diffondono l’idea che con il varo di questa legge bisogna smettere di lottare e attendere qualche sentenza della magistratura borghese che ne smussi alcuni aspetti e le prossime elezioni politiche.

Occultano il fatto che è il capitale, che ha imposto la legge “sicurezza” per i suoi interessi, a fissare la composizione e i programmi dei governi borghesi e a controllare tutte le istituzioni statali.

In realtà, la vera battaglia contro la legge “sicurezza” inizia ora, raccogliendo e proseguendo quanto di positivo è stato fatto in questi mesi di denuncia, agitazione e mobilitazioni di piazza per rivendicare il ritiro in blocco della legge “sicurezza”.

Per affrontare le lotte che si svilupperanno nel prossimo  periodo è indispensabile abbandonare le illusioni parlamentari e la politica di collaborazione dei vertici sindacali che lega le mani alla classe operaia.

L’applicazione della legge “sicurezza” si contrasta con la lotta, con l’intervento decisivo della classe operaia. continuando  a praticare in forma massiva e determinata i diritti che la borghesia vuole punire.

Occorre sviluppare e intensificare la solidarietà di classe, arma indispensabile per contrastare i processi reazionari e repressivi, per la difesa degli strumenti di lotta che permetteranno alla classe di resistere con forza all’urto dell’attacco padronale e statuale che, man mano che la crisi economica procede e le politiche di guerra avanzeranno, andrà intensificandosi e divenendo sempre più reazionario.

Bisogna realizzare l’unità di azione del proletariato in difesa intransigente dei nostri interessi economici e politici, contro l’offensiva del capitale e dei suoi governi, denunciando e smascherando chiunque agisce per mantenere divisioni e freni alla lotta per la difesa intransigente degli interessi e delle libertà della classe.

Allo stesso tempo, c’è bisogno dell’unità di tutti settori delle masse lavoratrici, della gioventù ribelle, delle donne oppresse, dei sinceri democratici, per sbarrare la strada alla reazione, al militarismo e al fascismo con manifestazioni unitarie, su posizioni e parole d’ordine chiare.

In questa lotta va sviluppata la coscienza della necessità della rottura rivoluzionaria con il sistema vigente e il passaggio a un più elevato sistema sociale ed economico: il socialismo, che ci farà uscire dal declino e dal degrado irreversibili in regime capitalistico.

Per avanzare in questa prospettiva è necessario rafforzare l’organizzazione di classe a tutti i livelli, in  primo luogo l’organizzazione  e l’unità comunista per il partito, quale autentico reparto di avanguardia del proletariato.

La questione del partito comunista, come necessità storica e forza dirigente, per farla finita col dominio imperialista e i suoi governi, è un compito in cui dobbiamo persistere dandovi soluzione con l’unione dei comunisti e degli operai avanzati in un’unica organizzazione marxista-leninista.

La sola garanzia di vittoria della classe operaia sulla borghesia sta nell’esistenza di un partito indipendente del proletariato che non rinunci mai alla sua funzione di direzione e alla sua iniziativa a stretto contatto con le masse sfruttate e oppresse.

Da Scintilla n. 153, giugno 2025

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