L’importanza delle rivendicazioni parziali nell’azione rivoluzionaria dei comunisti

Cosa sono le “rivendicazioni parziali”? Con questo termine si devono intendere tutte quelle rivendicazioni dettate dalla situazione concreta, che esprimono bisogni specifici della classe operaia e delle masse lavoratrici.

Le rivendicazioni parziali non cadono dal cielo, ma sono formulate a partire dai problemi che soffrono i proletari. Sono “parziali” se paragonate agli scopi finali del movimento comunista, ma spesso sono portate in primo piano nel corso della lotta di classe perchè esprimono le necessità urgenti e vitali di ampie masse sfruttate, che sono negate dalla classe dominante.

La loro importanza è fondamentale per la mobilitazione e l’organizzazione delle lotte da parte dei comunisti, che in tal modo possono accrescere la loro influenza fra le masse.

Parole d’ordine e rivendicazioni parziali sono condizioni assolute di una giusta tattica, volta a unire e mobilitare la classe operaia. Ad esempio, la politica di fronte unico proletario è inconcepibile e irrealizzabile senza le rivendicazioni parziali, dunque senza esprimere la difesa intransigente degli interessi economici e politici della classe operaia, che in tutti i paesi capitalisti e imperialisti devono essere il punto di partenza e il contenuto fondamentale del fronte unico proletario e dei suoi organismi di massa (Comitati operai e popolari).

La capacità di attrarre attorno alla classe operaia strati di semiproletari e di piccola borghesia oppressi dal capitale, dipende dalla capacità di formulare, appoggiare e incorporare nel proprio programma di azione determinate rivendicazioni parziali, che non siano in contrasto con gli interessi fondamentali della classe operaia.

Le rivendicazioni parziali dunque sono alla base del lavoro di massa dei comunisti, per unificare e mobilitare il proletariato attorno a queste rivendicazioni, e per creare un sistema di alleanze di classe dirette dalla classe operaia che permetta di mobilitare contro il capitalismo e lo Stato borghese ampie masse lavoratrici.

Data la loro importanza, è necessario dunque giungere a una completa chiarezza teorico-pratica su tale questione, osservando lo sviluppo che essa ha avuto nella storia del movimento comunista e operaio, allo scopo di comprendere bene le loro caratteristiche, la loro funzione ed evitare errori e deviazioni su questo terreno.

Le rivendicazioni parziali in Marx e Engels

Marx e Engels conoscevano il ruolo e l’importanza che le rivendicazioni parziali giocano nella lotta di classe del proletariato e l’approccio che i comunisti devono seguire riguardo ad esse.

Nel “Manifesto del Partito comunista” scrivevano:

I comunisti lottano per raggiungere i fini e gli interessi immediati della classe operaia, ma nel movimento presente rappresentano in pari tempo l’avvenire del movimento.”

Questa affermazione illustra il rapporto che Marx e Engels hanno sempre cercato di stabilire con il movimento operaio dei loro tempi e l’importanza che davano agli slogan di attualità, collegandoli ai grandi scopi del movimento comunista.

Marx elaborò un programma di rivendicazioni parziali per il Congresso di Ginevra (1866) dell’Associazione Internazionale degli Operai, la Prima Internazionale.

Questo programma, redatto sotto forma di “Istruzioni per i delegati” e letto da Marx al Congresso, includeva diverse rivendicazioni parziali: le otto ore come limite legale della giornata lavorativa, la proibizione del lavoro notturno, la limitazione delle ore lavorative per i giovani e i bambini, l’abolizione totale delle imposte indirette e la loro sostituzione con le imposte dirette, la formazione di società di mutuo soccorso, una ricerca statistica sulle condizioni della classe operaia eseguita dagli stessi operai, etc.

Marx spiegò in una lettera a Kugelmann del 9 ottobre 1866 perchè considerava necessario questo programma:

“(…) ho limitato intenzionalmente [ il programma] a quei punti che consentono un’intesa e una collaborazione immediate tra gli operai e forniscono un alimento e uno stimolo immediati ai bisogni della lotta di classe e all’organizzazione degli operai come classe”.

Possiamo qui osservare la capacità di Marx di afferrare gli anelli necessari in un dato momento e di agire tatticamente per unire la classe operaia masse e guidarla alla battaglia contro il capitale.

L’elaborazione dell’Internazionale comunista

Con la formazione dell’Internazionale comunista la questione delle rivendicazioni parziali fu elaborata e trattata in modo approfondito.

Al III Congresso dell’Internazionale comunista (1921), furono approvate le “Tesi sulla tattica”, ispirate da Lenin, che contengono un capitolo specifico riguardante ”Lotte parziale e rivendicazioni parziali”, nel quale si afferma:

I partiti comunisti possono svilupparsi soltanto nella lotta; neppure i più piccoli tra di essi possono limitarsi alla mera propaganda e agitazione. In tutte le organizzazioni di massa del proletariato essi devono costituire l’avanguardia, che attraverso la formulazione di proposte pratiche di lotta e l’incitamento a lottare per tutti i bisogni vitali del proletariato mostri alle masse arretrate e oscillanti in che modo si deve combattere; in tal modo essi svelano alle masse come tutti i partiti non comunisti siano portati al tradimento. Soltanto se i comunisti sanno porsi alla testa delle lotte pratiche del proletariato, soltanto se stimolano queste lotte possono realmente guadagnare le grandi masse del proletariato alla lotta per la dittatura”.

Dopo aver chiarito che la socialdemocrazia inganna gli operai facendo balenare la speranza di conquistare un settore dopo l’altro dell’industria, le Tesi affermano:

“I comunisti non propongono per queste lotte un programma minimo che, ponendosi sul terreno del capitalismo, dovrebbe rafforzare e migliorare la sua vacillante struttura. L’obiettivo che li guida è distruggere tale struttura: questo è il loro compito attuale. Ma per poterlo assolvere debbono avanzare rivendicazioni il cui soddisfacimento costituisce un bisogno immediato e improrogabile per la classe operaia; debbono propugnare tali rivendicazioni nella lotta delle masse, indipendentemente dalla loro conciliabilità o meno con l’economia di profitto della classe capitalistica.

 I partiti comunisti non debbono tenere conto né della capacità che ha l’industria capitalistica di vivere di sostenere la concorrenza, né della forza di resistenza dell’economia finanziaria capitalistica: debbono aver presenti soltanto i limiti del bisogno che il proletariato non può e non deve tollerare. Se le rivendicazioni corrispondono ai bisogni vitali di ampie masse proletarie, se queste masse sentono di non poter esistere ove non si realizzino tali rivendicazioni, le lotte per queste rivendicazioni diventeranno i punti di partenza della lotta per il potere. Al posto del programma minimo dei riformisti e dei centristi, l’Internazionale Comunista pone la lotta per i bisogni concreti del proletariato, per un sistema di rivendicazioni la cui somma distrugga il potere della borghesia (…).

Nella misura in cui la lotta per queste rivendicazioni coinvolgerà e mobiliterà masse sempre più ampie, nella misura in cui questa lotta contrapporrà le necessità di vita delle masse alle necessità di vita della società capitalistica, la classe operaia acquisterà la consapevolezza che perché essa possa vivere il capitalismo deve perire; questa consapevolezza costituirà il fondamento della volontà di combattere per la dittatura”.

(…) Ogni obiezione contro queste rivendicazioni parziali, ogni accusa di riformismo dovuta a queste lotte parziali rivela la medesima incapacità di cogliere le condizioni vitali dell’azione rivoluzionaria, incapacità che si è espressa nel rifiuto di singoli gruppi comunisti a far parte dei sindacati e a utilizzare il parlamentarismo. Non è possibile limitarsi ad additare al proletariato gli obiettivi finali, bisogna invece potenziare la lotta pratica che sola consentirà di condurre il proletariato alla battaglia per gli obiettivi finali.

(…) La natura rivoluzionaria dell’epoca attuale consiste appunto nel fatto che anche le più modeste condizioni di vita per le masse operaie sono inconciliabili con l’esistenza della società capitalistica; quindi anche la lotta per le rivendicazioni più mode si trasforma in lotta per il comunismo”.   

Una meravigliosa lezione di strategia e di tattica, di estrema attualità!

In seguito, nel 1924, nelle “Tesi del V Congresso sulla tattica del Komintern”, la questione delle rivendicazioni parziali veniva riaffermata e precisata nel modo seguente:

“La tattica dell’Internazionale comunista non soltanto non esclude nella nostra agitazione e nella nostra politica l’introduzione di rivendicazioni parziali, ma, al contrario, addirittura la prevede. A questo riguardo, tuttavia, bisogna tenere d’occhio tre punti:

  • Le rivendicazioni parziali da noi avanzate devono nascere dalla realtà viva, cioè devono essere tali da poter contare sull’appoggio di vaste masse della popolazione lavoratrice.
  • Tali rivendicazioni devono essere dirette nel senso di uno sviluppo rivoluzionario.
  • Queste rivendicazioni devono sempre essere collegate al fine ultimo. Dobbiamo avanzare dal particolare all’universale, dalle rivendicazioni particolari a un sistema generale di rivendicazioni che, tutte insieme, significano la rivoluzione socialista.

Mentre le rivendicazioni parziali dei riformisti perseguono lo scopo di sostituire la rivoluzione proletaria, i comunisti, avanzando rivendicazioni parziali, perseguono proprio al contrario lo scopo di preparare con maggiore successo la rivoluzione proletaria. L’intera agitazione dei comunisti per le rivendicazioni parziali lega strettamente ciascuna di essa con il programma del rovesciamento rivoluzionario. Ciò vale in particolare per quei paesi in cui è sopravvenuta la crisi dell’ordine borghese”.

Al VI Congresso (1928) fu adottato il “Programma dell’Internazionale comunista”. In continuità con l’elaborazione precedente, nel punto “I compiti fondamentali della strategia e della tattica comunisteviene stabilito quanto segue:

Nel determinare la propria linea tattica ogni partito comunista deve valutare la situazione concreta interna ed esterna, i rapporti reciproci delle forze di classe, il grado di solidità e di forza della borghesia, il grado di preparazione del proletariato, la posizione degli strati intermedi, ecc. In relazione con tutte queste condizioni il partito determina le sue parole d’ordine e i metodi della sua lotta, partendo dalla necessità di mobilitare e organizzare le masse più vaste che sia possibile nel punto più alto possibile di questa lotta. Lanciando una serie di parole transitorie nel momento in cui si crea una situazione rivoluzionaria, e presentando una serie di rivendicazioni parziali, dettate dalla situazione concreta, il partito deve subordinare queste rivendicazioni e parole d’ordine al suo fine rivoluzionario, che è la conquista del potere e l’abbattimento della società borghese capitalistica. Sono cose inammissibili tanto il distacco dai bisogni quotidiani e dalla lotta quotidiana della classe operaia, quanto la limitazione dell’attività del partito a questi bisogni quotidiani e a questa lotta quotidiana. Il partito deve, partendo da queste piccole necessità quotidiane, condurre la classe operaia alla lotta rivoluzionaria per il potere”.

Per quanto riguarda il movimento comunista nel nostro paese, nelle “Tesi di Lione”, elaborate da Gramsci e adottate dal III Congresso del Partito Comunista d’Italia (1926) la questione delle rivendicazioni parziali assumeva particolare rilievo nelle Tesi 39 e 39 bis, di cui riportiamo stralci:

Tesi 39. Il partito dirige e unifica la classe operaia partecipando a tutte le lotte di carattere parziale, e formulando e agitando un programma di rivendicazioni di immediato interesse per la classe lavoratrice. Le azioni parziali e limitate sono da esso considerate come momenti necessari per giungere alla mobilitazione progressiva e alla unificazione di tutte le forze della classe lavoratrice. Il partito combatte la concezione secondo la quale ci si dovrebbe astenere dall’appoggiare o dal prendere parte ad azioni parziali perché i problemi interessanti la classe lavoratrice sono risolubili solo con l’abbattimento del regime capitalista e con una azione generale di tutte le forze anticapitalistiche. Esso è consapevole della impossibilità che le condizioni dei lavoratori siano migliorate in modo serio e durevole, nel periodo dell’imperialismo e prima che il regime capitalista sia stato abbattuto. L’agitazione di un programma di rivendicazioni immediate e l’appoggio alle lotte parziali è però il solo modo col quale si possa giungere alle grandi masse e mobilitarle contro il capitale. D’altra parte ogni agitazione o vittoria di categorie operaie nel campo delle rivendicazioni immediate rende più acuta la crisi del capitalismo, e ne accelera anche soggettivamente la caduta in quanto sposta l’instabile equilibrio economico sul quale esso oggi basa il suo potere. Il Partito comunista lega ogni rivendicazione immediata a un obiettivo rivoluzionario, si serve di ogni lotta parziale per insegnare alle masse la necessità dell’azione generale, della insurrezione contro il dominio reazionario del capitale, e cerca di ottenere che ogni lotta di carattere limitato sia preparata e diretta così da poter condurre alla mobilitazione e unificazione delle forze proletarie, e non alla loro dispersione. (….)

 Tesi 39 bis. E’ un errore il ritenere che le rivendicazioni immediate e le azioni parziali possano avere solamente carattere economico. Poiché, con l’approfondirsi della crisi del capitalismo, le classi dirigenti capitalistiche e agrarie sono costrette, per mantenere il loro potere, a limitare e sopprimere le libertà di organizzazione e politiche del proletariato, la rivendicazione di queste libertà offre un ottimo terreno per agitazioni e lotte parziali, le quali possono giungere alla mobilitazione di vasti strati della popolazione lavoratrice. (….)

Da questi documenti storici del movimento comunista internazionale risalta in modo inoppugnabile l’importanza che rivestono le rivendicazioni parziali nell’azione rivoluzionaria comunista.

Alcuni compiti dei comunisti riguardo le rivendicazioni parziali

Nella lunga storia della lotta di classe, i proletari presentano continuamente una varietà di rivendicazioni parziali e lottano contro i capitalisti e i loro governi per il loro raggiungimento.

I comunisti, sostenendo gli operai in queste lotte, unendosi al movimento del proletariato, non si limitano semplicemente ad accogliere passivamente queste rivendicazioni, ma esaminano e le ragioni che aggravano particolarmente la situazione di questo o quel settore di operai, indicano le esigenze più urgenti e gli obiettivi per i quali si deve lottare, esprimono in modo più esatto e più preciso le rivendicazioni comuni, economiche e politiche, le formulano pubblicamente con mezzi adeguati, rappresentano gli interessi di tutto il movimento della classe, portando il socialismo scientifico al suo interno.

Esprimendo le rivendicazioni parziali, i comunisti, come si è visto, devono assicurare il loro legame con i fini rivoluzionari, subordinando gli interessi parziali, temporanei, di categoria e nazionali del proletariato ai suoi interessi complessivi, permanenti, generali, di classe e internazionali.

Dunque, è necessario andare oltre il particolare e stabilire il legame con il generale: dalla lotta di gruppi di lavoratori contro singoli capitalisti, alla lotta della classe operaia nel suo insieme contro la borghesia e il suo Stato, fino alla conquista del potere e l’abbattimento del capitalismo.

Il programma d’azione dei comunisti, imperniato su una serie di rivendicazioni parziali che scaturiscono dalla particolarità della concreta situazione, dalle lotte della classe, etc., deve quindi essere valutato dal punto di vista del suo legame con la rivoluzione, senza lasciare alcuno spazio alle tendenze estremiste e riformiste.

Ciò rappresenta un compito complesso che richiede ai comunisti di unire il loro programma generale di dittatura del proletariato e costruzione del socialismo con le esigenze che si esprimono sul terreno economico e politico, che possono produrre riforme all’interno del sistema capitalista. Questo compito richiede chiarezza e fermezza strategica combinate con una flessibilità e un’ingegnosità tattica, oltre a padroneggiare tutte le forme di organizzazione e lotta, utilizzando le riforme, che nel capitalismo sono sempre limitate e provvisorie, per far avanzare la lotta rivoluzionaria.

Lenin, in modo particolare, stabilì l’interrelazione dialettica tra agitazione, propaganda e teoria rivoluzionaria, e spiegò il modo in cui le forze del marxismo rivoluzionario, conquistando gli strati più avanzati della classe, possono successivamente conquistare la massa del proletariato e, attraverso quest’ultimo, gli altri strati oppressi della società. Questa strategia, frutto della chiarezza teorica, fu espressa nella grande rivoluzione socialista del 1917.

Non si tratta dunque di dare alle lotte economiche un carattere politico riformista e parlamentare  (come sostengono gli economicisti che degradano la lotta politica rivoluzionaria al livello della politica sindacale), ma di distogliere il proletariato dall’influenza della borghesia e del riformismo, sapendo unire la lotta politica rivoluzionaria alle lotte quotidiane.

I comunisti devono saper legare questi due aspetti, rafforzandoli entrambi e comprendendoli all’interno di un’unica lotta di classe del proletariato, orientando e dirigendo la classe operaia e le masse lavoratrici alla lotta rivoluzionaria per il potere.

Dobbiamo avvalerci dunque di ogni rivendicazione parziale per spiegare alle masse la necessità della rivoluzione, per mostrare alle masse, con i fatti concreti, l’impossibilità di un miglioramento serio e duraturo, per non parlare di miglioramenti essenziali, della loro posizione finché viene mantenuto il dominio del capitale. Allo stesso tempo, i comunisti dimostrano alle masse che sono proprio i riformisti a sabotare ogni seria lotta per rivendicazioni parziali, mentre è il partito comunista l’unico in grado di guidare una lotta coerente per gli interessi quotidiani delle masse lavoratrici e di respingere gli attacchi al loro tenore di vita.

Soprattutto in assenza di un’ondata rivoluzionaria le organizzazioni e i partiti comunisti (marxisti-leninisti) devono, prendendo come punto di partenza i bisogni quotidiani dei lavoratori, avanzare delle parole d’ordine e delle rivendicazioni parziali, collegandole con le rivendicazioni e gli obiettivi fondamentali del movimento comunista, spiegando il loro legame con la lotta degli operai degli altri paesi.

Tale approccio va seguito specialmente oggi, in un periodo di aggravamento della crisi generale del capitalismo, nel quale anche la più modesta rivendicazione operaia si scontra frontalmente con l’esistenza del capitalismo e delle sue leggi di funzionamento; pertanto la lotta per queste rivendicazioni facilita la presa di coscienza della necessità del rovesciamento di questo barbaro sistema e quindi della edificazione del socialismo.

Esempi di rivendicazioni parziali nel campo delle questioni operaie

In quanto marxisti-leninisti non dobbiamo mai rinunciare alle rivendicazioni parziali, che possono diventare il punto di partenza di grandi movimenti di massa.

Tali rivendicazioni parziali oggi dovrebbero includere nel nostro paese:

Problemi di lotta economica (lotta contro gli attacchi del capitale monopolistico, lotta ai licenziamenti, questioni del salario, della giornata di lavoro, dei ritmi e dei carichi di lavoro, della disoccupazione) i quali spesso si trasformano in problemi di lotta politica generale (grandi conflitti industriali, movimenti di sciopero, manifestazioni, etc.).

Problemi di lotta politica diretta (piena libertà di sciopero, di organizzazione, di stampa, etc.); politica fiscale: misure per riversare il peso delle tasse sulle spalle dei ricchi, cancellazione del debito pubblico a spese delle banche e dei padroni, misure drastiche contro i capitali che fuggono all’estero; politica governativa in generale: lotta alla trasformazione reazionaria dello Stato e al fascismo, ritiro delle leggi antioperaie, repressive e della persecuzione dei sindacalisti combattivi e dei rivoluzionari, misure contro il terrorismo reazionario.

Problemi di politica mondiale: lotta contro l’imperialismo e i pericoli di guerra, solidarietà proletaria internazionale, appoggio alle lotte di liberazione dei popoli, lotta per l’unità del movimento operaio e sindacale internazionale, etc.

Naturalmente  in ogni terreno di scontro con la borghesia, compreso quello sociale, ambientale, sanitario, etc., vanno elaborate e propagandate determinate rivendicazioni parziali.

Le rivendicazioni parziali dovrebbero essere avanzate indipendentemente dal fatto che possano essere realizzate nel quadro del capitalismo monopolistico e dello Stato borghese.

Oggi la grande maggioranza delle rivendicazioni democratiche non può più essere realizzata nel quadro del sistema imperialista esistente; ma avanzandole e sostenendole, possiamo smascherare la natura reazionaria e fascista dell’attuale Stato borghese, riveliamo il carattere di classe della politica dei capi socialdemocratici e riformisti che hanno abbandonato la difesa degli interessi e delle libertà elementari dei lavoratori.

Due pericolose tendenze

Nei riguardi delle rivendicazioni parziali vi sono due pericolose tendenze che vanno evitate e combattute apertamente.

In primo luogo, vi è una tendenza che sottovaluta l’importanza delle rivendicazioni parziali nell’azione che i comunisti organizzati svolgono per accrescere la loro influenza sulla classe operaia.

Questa tendenza si esprime nel dare la massima importanza a slogan politici generali e a mettere da parte le questioni di immediato interesse per gli operai.

Vi è chi tratta le rivendicazioni come se la cosa non dovesse riguardare i comunisti impegnati a risolvere un  problema chiave: quello della combinazione, della fusione, del socialismo scientifico con il movimento operaio. Oppure le criticano giudicandole alla stregua di una “lista della spesa” o di una “resa della rivoluzione”.

Tale atteggiamento è profondamente errato, indice di un inammissibile distacco dalla lotta quotidiana della classe operaia, di passività e incapacità politica di mobilitare e unire le masse sfruttate e oppresse. In tal modo diventa molto più difficile politicizzare in senso rivoluzionario la lotta operaia partendo dalla lotta sulle questioni delle condizioni di lavoro, salariali, di orario, della disoccupazione, etc.

Si rimane cioè nella sfera della propaganda rivoluzionaria astratta, trascurando il legame con le battaglie immediate e i loro motivi reali, che spesso sono ignorati, trascurando così tutto il lavoro di preparazione alla lotta rivoluzionaria per rovesciare il capitalismo.

La sottovalutazione delle rivendicazioni parziali è spesso legata alla sottovalutazione o alla negazione del lavoro attivo nei sindacati di massa per aumentare l’influenza comunista nella classe.

Questa rinuncia «di principio», o per sottovalutazione, delle rivendicazioni parziali è incompatibile con i principi tattici del comunismo, perché condanna l’organizzazione comunista alla passività e lo stacca dalle masse.

Si tratta di una manifestazione della deviazione estremista (che in Italia si manifesta anche al di fuori delle organizzazioni di tipo bordighista), in quanto espressione ideologica e politico di strati di piccola borghesia radicalizzata, incapace di afferrare le condizioni essenziali dell’azione rivoluzionaria e di sviluppare la lotta pratica. Tale deviazione conduce alla separazione dalle masse e al settarismo, alla passività politica.

Vi è anche un’altra pericolosa tendenza. Esso consiste nel sopravvalutare l’importanza delle rivendicazioni parziali e a staccarle dalle rivendicazioni e dagli scopi generali dei comunisti.

Spesso questa tendenza si manifesta con il rifiuto di legare gli slogan generali di classe alle rivendicazioni parziali.

In altre parole: ci si adatta ad obiettivi immediati, convertendo le riforme che soddisfano le rivendicazioni parziali in un fine a sé, dimenticando che esse devono invece aiutarci a creare migliori condizioni per le finalità rivoluzionarie.

Questa tendenza, è tipica delle posizioni opportuniste di destra, movimentiste e riformiste che spingono ad adattarsi alla borghesia, a evitare la radicalizzazione del movimento operaio, ad esaltare il “movimento” negando “il fine”, se non addirittura mettendo in primo piano questioni particolari e personalistiche.

Entrambe queste pericolose tendenze conducono allo sviluppo di un metodo di lavoro errato, che impedisce all’organizzazione comunista di assumere un ruolo dirigente nella classe operaia.

Tali difetti risultano essere ancora più gravi in un momento in cui la situazione economica peggiora e i comunisti devono saper approfittare di ciò, per far capire alle masse lavoratrici che la rivoluzione socialista è l’unica via per risolvere i problemi esistenti, utilizzando ogni lotta locale e ogni rivendicazione parziale a tale scopo.

Concludendo…

L’aumento della capacità di lotta della classe operaia e delle masse lavoratrici, sviluppata sulla base delle esperienze dalla lotta per le rivendicazioni parziali fino alla lotta per i compiti generali di classe del proletariato, rappresenta uno i compiti principali per tutte le forze comuniste, specialmente nelle condizioni odierne.

Occorre quindi fare del programma delle rivendicazioni parziali, che tenga conto delle peculiarità della situazione concreta, la base del lavoro di massa per l’organizzazione e lo sviluppo della lotta di classe degli sfruttati contro gli sfruttatori.

Sono le caratteristiche del periodo attuale che ci impongono di portare avanti questo compito per accelerare e di estendere la lotta della classe operaia e degli altri lavoratori oppressi e sfruttati, attraverso le rivenicazioni e le battaglie parziali economiche  e politiche, fino alla rivoluzione sociale e alla dittatura del proletariato.

Marzo 2025

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

Contributo per l’edizione n. 50 della rivista “Unità e Lotta”, organo della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti – CIPOML

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