L’offensiva di Stellantis, il collaborazionismo del capi sindacali e il “che fare” operaio

Gli  “esuberi” previsti da Stellantis per gli stabilimenti italiani sono circa 4 mila: 1.560 a Mirafiori, 850 a Cassino, 500 a Melfi, 424 a Pomigliano, 173 a Modena, 121 a Termoli, 100 a Pratola Serra, 30 a Cento, 24 ad Atessa,  12 a Verrone.

Nessun piano industriale credibile, nessun nuovo modello: Stellantis ha fatto capire anche ai più illusi le “magnifiche sorti del capitalismo”, ovvero l’intenzione di andare verso lo svuotamento delle fabbriche e la dismissione di impianti altamente tecnologizzati, creati – non dimentichiamolo – con il plusvalore estorto agli operai.

Una storia iniziata decenni fa, con la finanziarizzazione spinta della famiglia Agnelli, che ha prodotto dal 2021 a oggi 7500 licenziamenti con gli esodi incentivati.

I licenziamenti di massa in Stellantis, la possibile chiusura di fabbriche come Mirafiori e Pomigliano, peseranno anche sugli operai della componentistica (come Lear, etc.) e dell’indotto, che in migliaia saranno gettati per strada da “prenditori” senza scrupoli.

Tutto il settore dell’auto sta vedendo un’ondata di licenziamenti e “ammortizzatori sociali”.

Le causa fondamentale della drammatica situazione che vivono migliaia di proletari non sta nelle menzogne spudorate di un a.d. come Tavares che ha intascato nel 2023 ben 36,5 milioni di euro (1300 volte il salario lordo di un operaio), nella mancanza di una politica industriale o nell’ecologia, ma delle condizioni in cui si svolge il processo produttivo nel capitalismo.

Di fronte alla sovrapproduzione cronica del settore, la logica del capitale è la distruzione delle forze produttive (in primo luogo la forza lavoro), il decentramento delle produzioni rimanenti dove il salario è inferiore o dove si realizzano economie di scala, l’ottenimento di miliardi di incentivi “eco-bonus” e di finanziamenti pubblici, per ottenere il massimo profitto e aumentare i dividendi degli azionisti.

Intanto nelle fabbriche, mentre si proclamano esuberi e si prolunga la cassa integrazione come forma di pressione, il lavoro per chi rimane è frenetico, i ritmi estenuanti, in un clima da caserma e di repressione esercitato dalla gerarchia aziendale.

Di fronte a questa situazione, i capi “firmatutto” di Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno dato l’assenso agli “incentivi all’esodo”.

Anche i burocrati della Fiom hanno firmato per i “contratti di solidarietà” per circa 1200 operai di Mirafiori, dopo aver firmato la stessa cosa per gli operai Maserati. Dicono di averlo fatto per “garantire il sostegno al reddito” dei lavoratori. Ma la perdita salariale sarà sicura e questa “solidarietà”, assieme a CIG senza fine, trasferte coatte, ricatti, etc., rientra nella strategia padronale di spingere gli operai a mollare, e in quella dei vertici sindacali di andare a braccetto con la proprietà.

Tutto questo senza mettere in campo alcuna seria lotta operaia, che pure in questi tempi difficili si è manifestata  contro ritmi, straordinari comandati, nocività, licenziamenti per rappresaglia, ma disperdendo l’antagonismo operaio, senza ottenere alcuna garanzia sull’occupazione e il rilancio degli stabilimenti, puntando tutto sui tavoli aziendali e ministeriali (come se a Tavares, Elkann e Meloni importasse qualcosa degli operai).

Come nel caso dell’ILVA, i capi sindacali sanno perfettamente che la “cura” sarà dolorosa per gli operai, che le promesse si dissolveranno ben presto, che la situazione peggiorerà ancora per gli sfruttati e quindi il loro ruolo sarà di far ingoiare agli operai i piani padronali, bollendoli a fuoco lento.

Ma queste manovre possono saltare, la classe operaia unita ha ancora la forza per farlo bloccando la produzione di plusvalore in fabbrica!

La lotta contro i licenziamenti e le riduzioni salariali nel settore automobilistico è fondamentale per gli operai del nostro paese.

Per condurla è necessario organizzare da subito la resistenza di classe, spingere per la convocazione delle assemblee di fabbrica e incrociare le braccia in ogni occasione, proclamare la mobilitazione generale del gruppo, per lo sciopero di tutto il settore auto, verso un vero sciopero generale che veda protagonisti gli operai delle aziende colpite dai licenziamenti (Gkn, Cnh, Wartsila, Electrolux, Marelli, Vibac, Condevo, Euralluminia, Cotes, Valbart, Agco, Riello. Tim … ) che si intrecci con la lotta per il forte aumento dei salari e sia accompagnato dalla solidarietà proletaria a livello internazionale.

Occorre lavorare per mettere in piedi comitati di lotta che raggruppino operai iscritti e non ai sindacati, coordinamenti dei delegati operai al quale demandare iniziative di sciopero duro ai diversi livelli. E’ necessario mettere da parte le divisioni di sigla che ostacolano la costruzione di un unico fronte di lotta dal basso e lo sviluppo di una vasta opposizione di classe, a tutto vantaggio dei piani di Tavares e dei suoi complici sindacali e politici.

Continuiamo perciò a rivendicare:

Ritiro immediato dei licenziamenti!

Miglioramento della condizione operaia contro ritmi, carichi di lavoro, nocività e precarietà!

Forti aumenti salariali, specie per i livelli più bassi!

Mobilitazione unitaria e lotta coordinata, per costruire lo sciopero generale!

E’ dentro questa battaglia di classe che va fatta vivere la necessità inderogabile dell’organizzazione politica indipendente e rivoluzionaria degli operai, per la conquista del nostro futuro.

La storia dimostra che la classe operaia può partecipare alla lotta politica per la propria emancipazione solo attraverso il proprio partito politico, il partito comunista.

Ma oggi nessun partito è parte integrante e dirigente della classe operaia, nessun partito rappresenta i suoi interessi fondamentali, nessun partito borghese e piccolo borghese verrà in aiuto degli operai.

Dunque, mentre si agisce per sviluppare la resistenza e le mobilitazioni proletarie,  il passo da compiere è avviare una seria discussione sul problema decisivo dell’organizzazione degli operai avanzati in partito  indipendente e rivoluzionario, contrapposto a tutti i partiti delle classi possidenti e legato al movimento comunista internazionale.

Una discussione serrata e costruttiva che deve vedere come protagonisti i comunisti e gli operai avanzati, che hanno autorità sulla massa, assumendo indispensabili responsabilità.

Solo la classe operaia può salvare se stessa unendosi, organizzandosi e lottando contro il sistema capitalista-imperialista, per una società comunista senza sfruttamento dell’essere umano sull’essere umano!

Da Scintilla n. 145 – maggio 2024

 

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