L’Ottobre Rosso, esempio sempre vivo di rottura rivoluzionaria
108 anni fa la Rivoluzione d’Ottobre spezzava la catena imperialista nel suo anello più debole, la Russia zarista, e illuminava la via per i proletari di tutti i paesi, mostrando come farla finita con la guerra imperialista e costruire la prima società socialista.
In otto mesi, dal febbraio all’ottobre 1917, il partito bolscevico conquistò la classe operaia e i Soviet, fece passare dalla parte della rivoluzione milioni di contadini, smascherò la politica dei partiti piccolo borghesi e strappò le masse all’influenza di questi partiti.
Le sorti del governo provvisorio di Kerensky, furono connesse alla sua volontà di proseguire la guerra imperialista, essendo questo nient’altro che un comitato di amministrazione degli affari della borghesia, come denunciato da Lenin.
La ricorrenza dell’Ottobre Rosso è di fondamentale importanza, per la prima volta nella storia venne dimostrato che un altro mondo era possibile, che i lavoratori potevano guidare un paese ed ebbe inizio l’era delle rivoluzioni proletarie.
La Rivoluzione d’Ottobre cominciò mentre infuriava la prima guerra imperialistica mondiale, mentre i principali Stati borghesi, scissi in due campi e impegnati a farsi la guerra e a indebolirsi reciprocamente, non erano in condizione di agire attivamente contro il processo rivoluzionario che si stava sviluppando.
Il fatto che guerra e rivoluzione siano avvenute negli stessi anni non è un fatto casuale, ma espressione del fatto che con l’approfondirsi delle contraddizioni dell’imperialismo, tanto all’interno quanto all’esterno del paese, si poneva all’ordine del giorno l’abbattimento del sistema di sfruttamento e oppressione capitalistico.
La guerra nel regime capitalista-imperialista è un fenomeno regolare e inevitabile come lo sfruttamento della classe operaia, causato da tutte le contraddizioni del sistema, non è possibile per i capitalisti e i loro governi rinunciarvi, ma soltanto spostarla nel tempo.
Questo risulta particolarmente attuale al giorno d’oggi, dove lo scenario internazionale è scosso dalla guerra, dal riarmo, dalla militarizzazione e dalla fascistizzazione.
La prima guerra mondiale, conflitto imperialista nato dal capitalismo e dalle sue crisi di sovrapproduzione, fornì la base per l’aggravarsi della crisi della borghesia e l’ avanzamento vittorioso della rivoluzione.
Le guerre imperialiste scoppiano per effetto dello sviluppo ineguale dei paesi capitalistici, che comporta la modifica dei rapporti di forza economici e bellici, la rottura degli equilibri precedenti. Di qui la necessità per i briganti imperialisti di procedere per mezzo della guerra ad una nuova spartizione del mondo.
Ma i bolscevichi non erano semplici pacifisti, nel senso comune del termine. Erano per una lotta rivoluzionaria in favore della pace che giungesse fino all’abbattimento del potere della borghesia guerrafondaia.
Collegavano dunque la causa della pace a quella della vittoria della rivoluzione proletaria, il mezzo più sicuro per ottenere una pace giusta, senza annessioni.
Perciò seguirono una politica diretta a ottenere la disfatta del proprio governo nella guerra imperialistica, che avrebbe agevolato la vittoria del popolo contro lo zarismo e la lotta vittoriosa della classe operaia per liberarsi dalla schiavitù capitalistica e dalle guerre imperialistiche.
Lo scontro tra diversi imperialismi, in lotta per la spartizione del globo, delle sue risorse, delle zone di influenza, dei mercati, aggravò la crisi nel punto più debole della catena (che non coincide obbligatoriamente con il paese dove il capitalismo è più sviluppato o il proletariato è più ampio).
Si creò così una situazione storica in cui divenne possibile per il proletariato raggruppare attorno a se la maggioranza delle masse oppresse, spezzare per la prima volta il fronte del capitale e aprire la strada verso il socialismo.
Il ruolo fondamentale nella guida del proletariato, nella sua alleanza con i contadini poveri, fu svolto dal partito di Lenin, che seppellì i dogmi opportunisti sulle condizioni per la presa e il mantenimento del potere.
Senza il Partito bolscevico, organizzato con i criteri leninisti, la vittoria nella rivoluzione non sarebbe stata possibile e il proletariato sarebbe stato ricacciato indietro.
Oggi come allora, solo il partito di tipo leninista, organizzato sulla base delle cellule sui luoghi di produzione, può dirigere il processo rivoluzionario, unendo la maggioranza della classe lavoratrice sotto l’ egemonia della classe operaia, la classe più rivoluzionaria della società.
Al giorno d’oggi soffiano nuovamente venti di guerra. L’imperialismo è in crisi e i grandi briganti internazionali minacciano di scontrarsi, per dare seguito alla recessione economica e al calo della produzione nazionale.
Nel mentre della spartizione imperialista dell’Ucraina e del genocidio della popolazione palestinese, i diversi imperialismi hanno rafforzato la corsa al riarmo. I comunisti devono mantenere oggi come allora la giusta impostazione, condannando il riarmo imperialista e le guerre dei capitalisti.
Come nel 1917, la prospettiva per il proletariato dovrà essere l’insurrezione contro la borghesia che lo sfrutta, lo affama e lo manda al macello per i suoi sporchi interessi, liberandosi dal giogo imperialista.
La sua avanguardia sarà necessariamente il partito comunista, che applicando l’esempio e i grandi insegnamenti di Marx, Engels, Lenin e Stalin, potrà guidare il trionfo della classe operaia sul capitalismo e l’edificazione della nuova società, in marcia verso il comunismo.
La Rivoluzione Socialista d’Ottobre non appartiene solo alla memoria storica del proletariato internazionale, ma indica il suo avvenire, essendo una svolta radicale dal vecchio mondo al nuovo mondo, un esempio di rottura rivoluzionaria del sistema capitalista-imperialista che ha aperto una nuova epoca: l’epoca della rivoluzione socialista mondiale, risultato di rivoluzioni proletarie, di rivoluzioni di tipo democratico-borghese che si trasformano in rivoluzioni del proletariato, di guerre di liberazione nazionale, di rivoluzioni coloniali.
È la coscienza della necessità di questa rottura che deve crescere fra i proletari avanzati del nostro tempo, assieme all’impegno di lotta per costituire un vero partito indipendente e rivoluzionario della classe.
Viva la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre!
Viva il Partito leninista!
Contro l’imperialismo e le sue guerre!
Per il socialismo, prima fase del comunismo!
Da Scintilla n. 155 (ottobre 2025), giornale dell’Organizzazione per il partito comunista del proletariato
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