Manovre di pescecani dell’alta finanza

Corrispondenza

Per capire cosa sta succedendo a livello finanziario bisogna partire da un numero: 36 mila miliardi di dollari.

A tanto è calcolato il debito pubblico statunitense. In previsione dei prossimi scossoni finanziari, stanno tornado i cosiddetti beni rifugio come oro e terre rare.

Si realizzano grandi concentrazioni bancarie anche per mettere in sicurezza i patrimoni dei miliardari, cercando di evitare quello che accadde nel 2008.

Come lo fanno? Lo fanno tramite le banche centrali che pompano liquidità fittizia nel sistema economico e tramite i fondi di investimento (come BlackRock, Vanguard, State Street), che hanno liquidità di dieci volte superiore al PIL italiano, i quali a loro volta sono controllati dai cosiddetti “invisibili” della finanza, ma alcuni sono noti come Rockefeller, Rotschild, le grandi banche, etc, tutti nemici giurati della classe operaia e dei popoli.

Un punto da capire è che tutto il sistema creditizio si basa sul prestito interbancario, vale a dire che una banca presta denaro all’altra, che a sua volta lo presta ad un’altra, etc. È come un sistema di scatole cinesi, o meglio come tessere di un domino: se ne cade una, molte vanno giù.

Se una corporation finanziaria genera profitti, i grandi azionisti (in gergo stakeholder) si spartiscono i cosiddetti dividendi tramite “stock option”, che il governo dei vassalli italiani ha fatto mettere nella Legge di bilancio per renderli deducibili.

Detto con altre parole:  guadagnano montagne di soldi e Pantalone paga i loro sgravi fiscali.

Queste corporation finanziarie controllano i controllori, laddove hanno partecipazioni azionarie nella Bri (Banca dei regolamenti internazionali), Fed, Bce, nelle Borse valori, principalmente New York, Londra, Parigi, Tokio e Singapore, nelle borse dell’energia (Amsterdam) e alimentare (Chicago).

Intanto nel “Bel Paese” si sta giocando un grande risiko bancario a cui ha dato impulso il rapporto di Mario Draghi sulla competitività europea (quando si muove lui…), in cui i principali attori sono MPS, Unicredit  e Bpm, la preda grossa sono le Generali.

Generali è partecipata da Mediobanca, Del Vecchio, Caltagirone, Benetton, Unicredit.  I pescecani Del Vecchio e Caltagirone, assieme a Mps e con l’appoggio del governo, volevano prendere Mediobanca, già salotto “buono” dell’oligarchia finanziaria nostrana,  per poi muovere all’assalto del Leone triestino. Ma è intervenuta Unicredit, in vista del prossimo CdA di maggio.

Le manovre  e le dispute a livello nazionale e internazionale, per ridefinire nuovi assetti di potere finanziario e politico, si susseguono senza esclusioni di colpi, mentre si avvicinano tempeste. Nel medio termine, come prevedono diversi analisti, potrebbe avvenire una crisi finanziaria, preannunciata dai recenti pesanti crolli di borsa.

A ciò contribuiscono le guerre commerciali che  favoriscono recessione, inflazione e instabilità politica, approfondendo e acutizzando le contraddizioni fra i briganti imperialisti.

Ciò che come comunisti dobbiamo far capire alla classe operaie e alle masse popolari è che l’oligarchia finanziaria, in tutte le sue espressioni, va seppellita assieme al marcio sistema imperialista-capitalista che difende.

Ai vampiri che incarnano il capitale monopolistico finanziario non frega nulla dei lavoratori, sono unicamente interessati ai loro profitti leciti e illeciti, alle loro rendite parassitarie, alle loro spropositate ricchezze.

L’intera società è dissanguata dal capitale finanziario che è in una posizione di preminenza rispetto gli altri capitalisti ed è in grado di “attrarre“ alle sue dipendenze governi, parlamenti e istituzioni borghesi di ogni tipo.

Bisogna aver chiaro che la lotta diretta dai comunisti è una lotta contro lo sfruttamento e il parassitismo di una minoranza, per l’emancipazione della classe lavoratrice e con essa del genere umano.

La rotta è stata tracciata da Marx, Engels, Lenin e Stalin. Bisogna riprenderla e seguirla per farla finita con l’imperialismo, i suoi loschi figuri e i loro camerieri.

Da Scintilla n. 152, aprile 2025

 

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