Morale comunista e lotta per il Partito

In numerosi articoli pubblicati su Scintilla e su Teoria e Prassi abbiamo evidenziato la necessità della chiarezza teorica marxista-leninista e della pratica rivoluzionaria e di classe come requisiti indispensabili per portare avanti con successo la lotta per il Partito comunista.
Ma c’è un altro aspetto che riveste un’importanza decisiva per far avanzare tale lotta, a cui dobbiamo dedicare la giusta attenzione: quello della morale comunista, contrapposta all’immoralità opportunista, revisionista e borghese.
La morale è una delle forme della coscienza sociale che in una data società fissa l’insieme delle norme e delle regole di comportamento delle persone nella loro vita quotidiana, riflettendo i loro rapporti nelle categorie del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, dell’onesto e del disonesto, categorie non assolute, ma che variano nelle epoche storiche a seconda dei rapporti di produzione, che creano una sovrastruttura di valori funzionali agli interessi delle classi dominanti, di usi e costumi nazionali e locali, di specifiche necessità.
A differenza degli idealisti, secondo cui la morale è indipendente dalle condizioni materiali di vita dell’umanità, derivandola da qualche principio spirituale o religioso, i marxisti-leninisti per comprendere la morale e le sue esigenze partono dalle condizioni storiche concrete.
Non esiste una morale astratta, immutabile, eterna, extrastorica. Nella società divisa in classi, la morale porta con sé un determinato carattere di classe.
Ogni classe elabora la propria morale. In generale, la morale di un capitalista, basata sull’egoismo e l’individualismo, la competitività, l’ipocrisia, è diversa da quella di un operaio che tende alla solidarietà, al collettivismo, alla mutua assistenza, all’umanità, alla fratellanza, alla schiettezza.
Questo ovviamente nella società borghese ha dei limiti, dovuti al fatto che la classe dominante mira ad imporre anche agli operai le proprie concezioni, ma anche delle varianti nel senso morale dipendenti dai mutamenti economici, sociali e politici.
Ad esempio, nel periodo del neoliberismo si assiste ad una maggiore diffusione dell’individualismo radicale, della diffidenza reciproca, del menefreghismo, della disumanità.
Con il cambio delle forme dell’organizzazione sociale cambia anche la morale. Ad esempio, la morale nel regime feudale è differente da quella del capitalismo.
La borghesia per perpetuare il suo regime di sfruttamento ha bisogno del dominio nelle sfere della sovrastruttura, quindi anche nel campo della morale.
Ma questa impresa è destinata a fallire perché il declino storico della borghesia è oggi evidente anche nel campo morale, filosofico, culturale, etc.
Con il trionfo della rivoluzione proletaria si genera e si afferma una nuova morale sociale e individuale, la morale della società socialista, prima tappa del comunismo, purificata dal fango della vecchia società.
La morale del proletario avanzato, con coscienza di classe, non solo rifiuta la morale della borghesia, le sue perverse visioni egoistiche, ma esprime gli interessi e le aspirazioni storiche della classe operaia.
È una morale rivoluzionaria, caratterizzata da profondo umanesimo, con elevato senso collettivista e della fraterna solidarietà fra lavoratori. Una morale intransigente nei confronti dello sfruttamento, dell’ingiustizia sociale, dei nemici della pace e della libertà dei popoli, dell’arrivismo e dell’avidità. Una morale intimamente legata allo sviluppo della lotta di classe del proletariato.
Dal punto di vista della morale comunista ha una grande importanza tutto ciò che favorisce la distruzione del vecchio mondo basato sullo sfruttamento e la miseria delle masse lavoratrici, ciò che favorisce e quindi consolida l’avvento del nuovo mondo socialista.
Il fattore morale ha un grande ruolo nella battaglia che va condotta per costituire un autentico partito comunista che lotta per la conquista rivoluzionaria del potere.
Il proletario con coscienza di classe sviluppa la sua azione e il suo comportamento alla luce di valori morali rivoluzionari che guidano la sua condotta individuale e collettiva.
Oggi la lotta per il partito comunista, in cui ogni sincero proletario rivoluzionario deve impegnarsi coscienziosamente, è un elevato esempio di morale comunista e di battaglia spietata alla corruzione.
Da questo punto di vista, è positivo, giusto e onesto tutto ciò che concorre all’unità organica dei comunisti e dei migliori elementi del proletariato.
Al contrario, è negativo, ingiusto, disonesto tutto ciò che li divide, che li fiacca, che impedisce loro di avanzare nella lotta per il Partito.
Nella lotta di classe per la rivoluzione e il socialismo esiste unità dialettica fra morale e politica.
La storia del movimento comunista dimostra che l’unità politico-morale è stata un tratto distintivo degli autentici partititi comunisti, così come un tratto distintivo del periodo socialista, in cui questa unità si afferma in tutta la società, come potente forza di sviluppo.
Oggi il dovere morale e politico che i comunisti e i proletari avanzati devono sentire è quello di impegnarsi seriamente e quotidianamente in questa lotta indispensabile per la causa della classe operaia, per gli interessi della rivoluzione proletaria; un dovere che non viene imposto da nessuna autorità, da nessuna legge, ma che deriva dalla coscienza e dalla convinzione di classe.
Assimilare pienamente i valori morali comunisti significa essere devoti alla causa della classe operaia, agire con lealtà e rispetto verso i compagni, condurre una vita modesta, essere fermi nella lotta, assumere responsabilità concrete, mettere a disposizione le proprie energie e il proprio tempo libero per conseguire compiti e obiettivi rivoluzionari, far coincidere i propri interessi con quelli dell’organizzazione comunista, sviluppare il confronto franco e leale fra sinceri comunisti, condannare tutte quelle condotte, quei comportamenti, che vanno ad ostacolare, ritardare, bloccare la lotta per il Partito e ad incrementare la frammentazione.
Ciò ha evidentemente conseguenze pratiche, quali l’intransigenza verso i nemici del comunismo e del partito del proletariato, la condanna di chi pone davanti alla lotta per il partito le proprie esigenze individuali o di gruppo, di chi privilegia altre attività rispetto le responsabilità rivoluzionarie, di chi compie manovrette usando i mezzucci del “marketing politico”, del personalismo, dell’autorefenzialità, di chi difende meschini privilegi che sono alla base dell’opportunismo politico, il quale è per sua natura immorale.
La lotta per il Partito può avanzare solo se si afferma la solida e ben formata morale comunista, assieme alla teoria e alla pratica rivoluzionaria.
Questi aspetti non vanno scissi, ma strettamente legati fra di loro.
Per costruire l’unità dei comunisti, i comunisti e i proletari rivoluzionari, devono isolare e combattere politicamente e moralmente gli opportunisti, i revisionisti, i piccoli-borghesi di “sinistra”, in modo da avanzare nella lotta per il partito indipendente e rivoluzionario del proletariato.
La morale comunista deve affermarsi e svilupparsi nella lotta per il Partito, contro la morale antipartito, individualista, corrotta, propria della borghesia e degli opportunisti.
Da Scintilla n. 135, giugno 223
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