Operai di avanguardia e lotta per il Partito

Nel volantino distribuito in occasione della manifestazione degli operai della GKN (vedi pagina 4), abbiamo sollevato un’esigenza ed esposto un concetto-chiave: sono gli operai avanzati e combattivi, i migliori figli e le migliori figlie del proletariato, a dover essere i protagonisti della discussione e della lotta volta a costituire un vero partito comunista nel nostro paese.
Da dove deriva questo concetto, che cozza frontalmente sia con le caricature di “partito comunista” esistenti, sia con le posizioni di diversi gruppi che citano frasi dei classici e sventolano bandierine con falce e martello pensando che ciò basti per ridare alla classe il suo partito?
Dal nostro punto vista, il movimento comunista è l’unione del movimento operaio con il socialismo scientifico. Quando i due elementi sono lontani o scissi fra loro si indeboliscono e degenerano entrambi.
Il movimento operaio senza la bussola del socialismo scientifico va alla cieca e finisce inevitabilmente sotto l’ideologia borghese; il socialismo scientifico separato dal movimento operaio perde il suo valore, si atrofizza.
Conseguentemente, lo stesso partito comunista non può essere altro che l’unione della massa degli operai avanzati con il movimento comunista.
Al di fuori di questo rapporto, che va reso concreto, attivo e militante, non si può edificare un vero partito comunista, ma solo la sua parodia.
Ciò significa che il partito non può ridursi ad essere avanguardia ideologica della classe, ma deve essere legato politicamente e “fisicamente” al proletariato, in primo luogo a quello industriale.
Il dovere dei comunisti è quello di unire, fondere la teoria rivoluzionaria con il movimento operaio, di portare in questo movimento la coscienza di classe rivoluzionaria per favorire il raggruppamento degli elementi e dei settori di avanguardia del proletariato in un unico partito centralizzato, ponendo così fine alla frantumazione e alla dispersione esistenti.
La necessità che siano le teste pensanti e attive della classe operaia a prendere nelle loro mani la bandiera della lotta per il partito scaturisce dal carattere stesso del partito che vogliamo ricostruire: reparto di avanguardia cosciente e organizzato del proletariato, che incarna la funzione storico-universale di questa classe ed è capace di rappresentare i suoi interessi immediati e strategici.
Per la costruzione del partito è a disposizione il corpo della dottrina marxista-leninista interpretato e fatto vivere da un’enorme esperienza storica di oltre un secolo di movimento operaio e comunista internazionale.
Se per l’unione della teoria e della prassi rivoluzionarie nelle differenti fasi storiche dei singoli paesi è necessario selezionare intellettuali onesti che cercano un’alternativa al capitalismo, l’ossatura fondamentale dev’essere costituita da quadri di origine operaia formati come intellettuali organici, comunisti.
Diversamente non è possibile la vita di un partito che rappresenti il proletariato non solo nominalmente, ma di fatto. Una vasta esperienza lo conferma.
Quando il partito è nelle mani di intellettuali che nel complesso sono di origine non proletaria o separati dal movimento operaio è difficile che esso si preservi per lungo tempo, mantenendo caratteristiche di classe e rivoluzionarie, perché in un modo o nell’altro l’ideologia borghese e piccolo borghese, che si esprime nelle posizioni, nei comportamenti e nella “falsa coscienza” (Marx), rispunta fuori.
Oggi più che mai, in Italia più che altrove, riformismo e opportunismo (di destra e di sinistra) sono e agiscono di fatto come una longa manus della classe dominante nel movimento operaio con l’obiettivo di deviare il proletariato dal suo compito fondamentale di ricostruire il partito che dirigerà la lotta per affossare la borghesia e costruire il socialismo.
Il fatto è che i compiti dell’emancipazione del proletariato possono essere realizzati soltanto attraverso gli sforzi comuni degli stessi operai, attraverso lo strumento indispensabile del loro partito politico indipendente.
Diversamente le masse operaie arrivano spontaneamente ad una coscienza che Lenin chiamava “tradeunionista”. Una tendenza che porta il proletariato a muoversi su compiti ristretti e subordinati all’esistenza dei rapporti capitalistici di produzione.
La questione della costruzione del Partito sta perciò di fronte agli operai d’avanguardia, ossia agli esponenti della classe che sono alla testa di sezioni proletarie, di unità produttive ed altro (fabbriche, trasporti, logistica, sindacati, comitati, etc.) nella resistenza all’offensiva capitalistica.
Chi è capace di mobilitare ed unire può e deve assumersi un compito che la realtà storica contemporanea pone con urgenza, quella di avanzare verso la costituzione del Partito.
Non è un semplice compito da “muratori”. E’ assai più complesso: è un processo in cui gruppi e singoli operai si riappropriano della scienza della rivoluzione, si dialettizzano e si confrontano, lottano contro l’opportunismo, trasformandosi.
Ma è anche compito di “muratori”: il confronto e la messa in comune di esperienze e capacità collettive e intellettuali, politiche, organizzative e pratiche, il passaggio dall’analisi alla sintesi, deve mettere su il cantiere per la formazione del Partito.
Diversamente la contraddizione fra la maturità delle condizioni oggettive della rivoluzione e il ritardo di quelle soggettive è destinata ad acuirsi.
Rinnoviamo dunque la proposta rivolta nel volantino ai migliori elementi della classe operaia: una riunione nazionale di delegati e singoli con uno specifico ordine del giorno sul percorso per il Partito, adeguatamente preparato per garantirne il successo, in modo da porre finalmente all’attenzione della classe una realtà viva e operante, un progetto e un processo concreto, non solo buone intenzioni di gruppi e di singoli elementi.
In quanto comunisti (marxisti-leninisti) siamo pronti a cooperare, assumendo compiti e responsabilità in ogni tappa intermedia e finale della lotta per la fondazione di un partito proletario realmente indipendente e contrapposto a tutti i partiti delle classi possidenti, vincolato all’organizzazione internazionale del movimento operaio rivoluzionario.
Non si tratta di ritenerci “indispensabili”, ma di metterci a disposizione con i nostri modesti mezzi, di contribuire al lavoro pratico, alla lotta sul fronte teorico e alla trasformazione collettiva entro un processo politico e organizzativo che è favorito da potenti fattori obiettivi, come l’acutizzazione della lotta di classe su scala nazionale e internazionale.
Da Scintilla n. 133 – aprile 2023
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