Operai metalmeccanici, alla lotta dura!

Le trattative per il rinnovo del CCNL della categoria metalmeccanica (1,5 milioni di lavoratori di circa 30 mila aziende) sono ancora sospese.
Dopo la prima fase di scioperi proclamati a seguito della rottura provocata dai padroni di Federmeccanica e Assistal, che ha visto un’alta adesione e partecipazione, è stato indetto da parte di Fiom, Fim e Uilm un altro pacchetto di otto ore di scioperi articolati con blocco della flessibilità e degli straordinari.
La posizione dei padroni non lascia adito a dubbi: una linea arrogante, oltranzista e ricattatoria, a cominciare dalla “contro-piattaforma” allungata a quattro anni di vigenza che hanno presentato, è imperniata su un concetto chiave: i profitti non si toccano, i salari degli operai d’Italia (fra i più bassi della UE) non solo non devono aumentare in termini reali, ma nemmeno devono recuperare quanto perso con l’inflazione (il 17%, ovvero circa un sesto del potere d’acquisto) e con i ritardi dei rinnovi contrattuali.
È la stessa linea fatta propria dal governo Meloni per i contratti pubblici, oltre che con le odiose misure fiscali che colpiscono i lavoratori poveri.
Di conseguenza si realizzerebbe un contratto in cui gli operai vanno a perdere e i padroni a guadagnare, dopo anni in cui hanno spremuto una montagna di plusvalore dalla loro forza-lavoro, salvo scaricarla in CIG e contratti di “solidarietà” con paghe da fame quando la produzione non tirava o si preparavano le delocalizzazioni e le chiusure.
Ormai è chiaro che l’attacco sferrato dai padroni e dal loro governo non si limita alla decurtazione del salario ma va ben oltre, mirando all’esistenza stessa del contratto nazionale di lavoro, al diritto di sciopero e di manifestazione, all’organizzazione della classe a livello sindacale e politico.
Febbraio sarà quindi un mese di lotta, ma per incidere davvero sugli affari dei capitalisti occorre fare un altro passo avanti in termini di intensità di questa lotta.
Visto che i padroni hanno violato le regole, gli operai devono tornare alle “buone maniere”!
In concreto: accompagnare gli scioperi con picchetti, blocchi alle portinerie, blocchi della produzione e della circolazione delle merci nel momento in cui fa più male al padrone (nei picchi produttivi, quando i padroni hanno più bisogno di noi operai), fermate improvvise, sapendo coinvolgere e costruire l’unità di lotta anche con gli operai delle ditte esterne, accogliendo le loro esigenze in appositi comitati di fronte unico, portando quando è necessario la protesta di piazza sotto le sedi del governo e degli industriali, i municipi, etc.
Questa è l’unica musica che i padroni intendono, altro che “senso di responsabilità” e “capacità di mediazione”!
Serve la lotta dura, unitaria e massiva per conquistare anche modesti aumenti salariali e miglioramenti nella condizione lavorativa (quanto proposto timidamente dalle burocrazie sindacali è davvero poco rispetto le necessità di vita e di lavoro), per ridurre l’orario, azzerare il precariato e limitare gli appalti, assicurare salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, incrementare i servizi pubblici!
Senza la mobilitazione della grande forza degli operai metalmeccanici non sarà possibile strappare aumenti di salari reali e altri miglioramento da un settore di capitalisti che risente particolarmente del restringimento del mercato interno e internazionale.
La lotta dei metalmeccanici va collegata e intrecciata con quella delle altre categorie senza contratto, in una sola mobilitazione, in un solo sciopero nazionale.
Solo una ripresa generale della lotta degli sfruttati potrà stabilire nuovi rapporti di forza con gli sfruttatori e prevenire mediazioni al ribasso e accordi a perdere.
Sbaglia completamente chi in questa fase si tira fuori dall’azione collettiva con pretesti risibili, settari e opportunisti.
Oggi c’è bisogno più che mai della presenza dei comunisti, degli elementi avanzati della classe, dei militanti più combattivi negli scioperi e nelle manifestazioni, per sostenere determinati obiettivi comuni, denunciare la politica reazionaria e bellicista della borghesia, infondere negli operai la coscienza di agire come classe contro la classe dei capitalisti e il loro governo antioperaio di estrema destra.
-Nessun’altra perdita salariale, ma recupero e aumento!
-Rispetto della durata del CCNL! Basta ricatti!
-Blocco dei licenziamenti!
-Rappresentanza coerente degli interessi operai!
-Nessun altro passo indietro può essere compiuto!
È ora di alzare la testa, di far esplodere la nostra rabbia contro i capitalisti e i loro servi che ci prospettano un avvenire fatto di sfruttamento, miseria e guerre ingiuste.
Da “Scintilla” n. 151, febbraio 2025
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