Palestina e Medio Oriente sotto attacco

Nell’ultimo mese si sono svolti vari attacchi che hanno provato ulteriormente la natura feroce e terroristica dell’imperialismo statunitense e dello stato sionista.

Gli Stati Uniti hanno accresciuto la loro aggressività nell’area, trasferendo sistemi di difesa aerea, tra cui batterie THAAD e Patriot, nell’area di responsabilità del Comando Centrale (CENTCOM) in Medio Oriente.

Netanyahu a seguito della tregua di Doha, che è stata una vittoria politica della resistenza palestinese, stava perdendo l’appoggio dei settori più reazionari del suo governo, rappresentati da Ben-gvir il ministro della sicurezza nazionale. Ben-gvir è esponente di spicco del gruppo dei messianici, fanatici religiosi che pretendono l’espansione di Israele da Gaza alla Cisgiordania al Giordano.

Senza il sostegno dei messianici, il cui obiettivo è la pulizia etnica palestinese, il governo di Netanyau non rimarrebbe in piedi. Così il 17 marzo, dopo che Ben Gvir è rientrato nel governo, il governo israeliano ha rotto il cessate il fuoco accusando strumentalmente Hamas di non rispettare gli accordi sugli ostaggi, e con l’appoggio USA, ha dato il via ad un nuovo massacro, volto a portare avanti il proprio disegno genocida e a silenziare oppositori interni.

I rifornimenti a Gaza sono bloccati dal 2 marzo, data in cui Israele ha imposto un divieto sull’ingresso di aiuti umanitari. Gli attacchi hanno colpito principalmente case. I raid israeliani nella Striscia di Gaza avrebbero causato 419 morti e 528 feriti in una sola notte.

L’aviazione israeliana ha poi intensificato i bombardamenti su Gaza nella notte del 20 marzo, colpendo diverse aree tra cui Khan Yunis, Beit Hanoun, Shujaiya e Rafah.

Vi sono state incursioni con unità corazzate nella città di Rafah e il bombardamento dell’edificio d’emergenza dell’ospedale Nasser a Khan Yunis. Dall’inizio della guerra sono stati bombardati 35 opsedali.

Un alto comandante delle FOI ha rivelato che ogni brigata delle FOI prevede l’utilizzo nelle operazioni di almeno 36 civili palestinesi impiegati come scudi umani, chiamati shawish, con l’approvazione dei vertici militari che hanno definito la pratica come una “necessità operativa”.

Con la stessa logica 15 soccorritori palestinesi, tra cui membri della Mezzaluna Rossa, sono stati giustiziati e gettati in una fossa comune dalle forze di occupazione sioniste il 23 marzo a Rafah.

Il tragico bilancio di questo ennesimo assalto sionista sarebbe di quasi 1000 civili uccisi e oltre 600 feriti.

La distruzione indiscriminata e continua di edifici residenziali, strutture civili e luoghi di culto, segue i piani israeliani che mirano allo sterminio e alla cacciata della popolazione palestinese dal suo territorio, a vantaggio dei rapaci insediamenti di coloni.

Dal 22 marzo i sionisti hanno inoltre lanciato anche una pesante serie di attacchi aerei nel sud del Libano.

Sempre nel mesi di marzo, gli Stati Uniti, su ordine di Trump, hanno avviato attacchi militari su vasta scala contro i siti controllati dagli Houthi in Yemen per distruggere radar, difese aeree, sistemi missilistici e droni degli Houthi, che hanno introdotto il blocco navale per tutte le navi con legami con Israele.

Per tutta la notte il 16 marzo,gli Stati Uniti hanno lanciato oltre dieci ondate consecutive di massicci attacchi aerei su depositi di armi e abitazioni di leader Houthi nelle aree dello Yemen controllate dai ribelli, tra cui le città di Sana’a e Saada. Il bilancio preliminare conta almeno 39 civili uccisi e feriti, mentre alcuni rapporti riferiscono dell’uccisione di sei leader Houthi.

La notte del 28 marzo gli Stati Uniti hanno intensificato la loro campagna aerea contro gli Houthi in Yemen effettuando oltre 40 attacchi in diverse regioni, tra cui la capitale Sana’a, Saada, Hodeida, al-Jawf, Amran e Marib.

Queste operazioni rappresentano, ad ora, le più significative aggressioni militari dell’amministrazione Trump, che ha per obiettivo quello di ripulire il Medio Oriente da tutte le forze anti-USA e ridisegnare la regione.

Gli Houthi hanno comunque dichiarato un ampliamento degli obiettivi dei propri missili contro Israele, e hanno aggiunto che manterranno il blocco navale contro tutte le navi legate a Israele nella zona operativa e continueranno ad attaccare le navi da guerra statunitensi fino alla fine dell’aggressione, alla rimozione del blocco e all’ingresso degli aiuti umanitari.

Gli Houthi hanno poi lanciato, come risposta ai raid aerei e alla ripresa dei bombardamenti israeliani su Gaza, dei missili balistici verso Beersheva, nel Negev, Palestina occupata, segnando il primo attacco yemenita contro Israele dopo due mesi.

Nell’inasprimento delle tensioni nella zona rientrano anche l’intensificazione delle sanzioni e le minacce militari degli Stati Uniti contro l’Iran e la sua popolazione.

Trump sta cercando di costringere il regime iraniano a sottomettersi alle sue imposizioni neocolonialiste, a vantaggio dell’alleato sionista e a dispetto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare.

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha dichiarato che un intervento militare contro l’Iran resta un’opzione, chiedendo il sostegno degli Stati Uniti. Trump ha confermato che “tutte le opzioni” sono sul tavolo. Inoltre l’intelligence USA ha riferito che Israele sta studiando piani di attacco per le infrastrutture nucleari iraniane nel 2025.

Continuano inoltre le tensioni interne alla Siria. Il 6 marzo gruppi armati affiliati al precedente governo di Bashar al-Assad hanno lanciato una serie di attacchi contro postazioni militari e di sicurezza nei governatorati di Latakia e Tartus.

I ministri della Difesa e dell’Interno, sostenuti da milizie loro affiliate, hanno ordinato una controffensiva e l’8 marzo hanno annunciato di aver ripreso il controllo della situazione.

Nei giorni successivi, le milizie affiliate all’attuale governo islamista hanno deliberatamente attaccato i civili alawiti nei villaggi e nelle città lungo la costa.

Il 9 marzo il presidente Ahmed al-Sharaa, interessato a mantenere una parvenza di stabilità interna, si è impegnato ad assicurare i responsabili alla giustizia.

Oltre mille i civili rimasti vittima delle rappresaglie del governo siriano nei giorni successivi, e oltre 10.000 alawiti sono fuggiti verso il Libano.

Il 10 marzo il governo dell’HTS ha raggiunto un accordo con i principali gruppi curdi per l’integrazione del Rojava nello stato Siriano. Israele parallelamente continua a sfruttare la situazione, avanzando oltre il Golan occupato e continuando a bombardare il territorio Siriano, con vittime civili.

Netanyahu ha addirittura detto di essere pronto a un intervento armato «a protezione» dei drusi, mentre il ministro della Difesa, Israel Katz ha dichiarato «Al Julani ha tolto la maschera e ha mostrato il suo vero volto: un terrorista jihadista della scuola di al Qaeda, responsabile di atti orribili contro i civili».

In questo convulso scenario, le forze comuniste, rivoluzionarie, progressiste, gli amanti della pace e della libertà dei popoli hanno come compito quello di continuare a supportare la lotta contro i piani sionisti e imperialisti di occupazione e controllo della Palestina e del Medio Oriente, sostenendo il diritto di autodeterminazione del popolo palestinese, contro ogni oppressione e ingerenza delle potenze imperialiste.

È necessario unificare e raddoppiare gli sforzi, stabilendo le necessarie strutture, per affrontare la minaccia sionista e imperialista che punta ad annettere Gaza e la Cisgiordania, a minare la lotta di liberazione del popolo palestinese e decapitare le forze di resistenza ai progetti di “normalizzazione”, a dividere la regione fomentando l’odio settario ed etnico.

Della massima importanza è continuare a denunciare la complicità del governo italiano con il sionismo e il vassallaggio filo-USA, esigendola la cessazione di ogni accordo di collaborazione e associazione fra Italia e Israele, università italiane e israeliane,  UE-Israele, della vendita di armi a Israele e ai regimi reazionari arabi, sostenendo l’isolamento internazionale e la condanna dei sionisti e dei loro crimini, il riconoscimento dello stato indipendente di Palestina.

Da Scintilla n.152, aprile 2025

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