Niger: L’esercito francese se ne deve andare. Nessuna interferenza diretta o indiretta dell’imperialismo francese (dichiarazione del PCOF)

In Niger, un colpo di stato militare ha rovesciato il presidente Bazoum. Alti membri delle forze armate, tra cui il generale Tchiani, capo della Guardia presidenziale, hanno sospeso la costituzione, chiuso le frontiere e istituito un comitato nazionale per la salvaguardia della patria (CNSP).

Gran parte dell’opposizione ai regimi di Issoufou (2011-2021) e del suo successore Bazoum, si è radunata nel CNSP. Manifestazioni di sostegno si sono svolte nella capitale, Niamey, e in altre città, ma la grande massa della popolazione “attende di vedere”.

La popolazione è stremata: non sopporta più la miseria, in un paese ricco di minerali di ogni tipo, saccheggiato dalle multinazionali, tra cui Orano, (ex-Areva) che da decenni gestisce miniere di uranio. Non sopporta più la presenza di truppe militari francesi del sistema Barkhane ripiegate in Niger, in seguito alla partenza forzata delle truppe francesi dal Mali e poi dal Burkina Faso. La “situazione securitaria”, ovvero la presenza e gli abusi di gruppi jihadisti, resta significativa, nonostante i 1.500 soldati e le basi francesi, quelle dei reparti speciali statunitensi con i loro droni e gli istruttori tedeschi e italiani… Ecco perché, uno delle parole d’ordine delle manifestazioni è “fuori i soldati francesi, fuori Barkhane”.

L’imperialismo francese e i suoi alleati UE non accettano che il loro “alleato” nigeriano, “partner privilegiato della UE nel Sahel”, prenda le distanze: chiedono la reintegrazione del capo di Stato destituito e organizzano un blocco economico, finanziario, commerciale di questo paese senza sbocco sul mare, per “fare pressione” sulla giunta, ma le prime e principali vittime di questo blocco sono le popolazioni, sia nelle città che nelle campagne.

Macron ha detto che “non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi e che risponderà immediatamente e in modo inflessibile”. Ma sa che un intervento militare diretto provocherebbe una risposta popolare in Niger, aumenterebbe l’opposizione alla presenza dell’imperialismo francese negli altri paesi della regione e rischierebbe di incontrare l’opposizione anche nella stessa Francia. Per questo ha mobilitato i capi di Stato e di governo dei paesi dell’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale), almeno quelli che rimangono alleati dell’imperialismo francese, per organizzare non solo il blocco criminale del Niger, ma anche per preparare un intervento militare congiunto, il principio del quale è stato discusso all’inizio di luglio, durante un vertice dell’Ecowas, attualmente presieduto dalla Nigeria, per “porre fine ai colpi di stato” in quest’area dell’Africa.

Come in Mali e Burkina, durante le manifestazioni sono state sventolate bandiere russe. Questa è la prova, per i leader francesi e per quelli dei paesi UEW impegnati nel Sahel (Germania, Italia) che i manifestanti sono strumentalizzati dalla Russia. È ovvio che la Russia sta cercando di approfittare delle difficoltà dell’imperialismo francese per espandere la sua influenza e prendere il controllo delle ricchezze del Niger, come fa in altri paesi africani. È la manifestazione concreta della guerra di ripartizione imperialista che le potenze imperialiste stanno conducendo, in particolare in Africa.

I popoli non hanno nulla da guadagnare schierandosi dietro l’una o l’altra di queste potenze imperialiste e, per noi, questo significa denunciare il “nostro” imperialismo e chiedere il ritiro delle sue truppe.

No al blocco criminale che minaccia il popolo del Niger

Ritiro delle truppe francesi dal Niger

No all’ingerenza imperialista in Niger

Parigi, 31 luglio 2023

Partito Comunista degli Operai di Francia – PCOF

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