Si acutizzano le contraddizioni fondamentali dell’epoca

Negli ultimi anni il mondo sta vivendo uno scenario economico, politico e sociale molto conflittuale, come non si verificava dagli anni ’70 e ’80 del secolo scorso.

Le sue espressioni sono diverse nelle loro forme e nell’intensità; la spiegazione di questo fenomeno risiede nell’acutizzazione delle contraddizioni più importanti dell’epoca e nell’esacerbazione delle contraddizioni essenziali del capitalismo.

L’inasprimento delle contraddizioni interimperialiste segna l’evoluzione dello scenario economico-politico mondiale. Come scrive V. I. Lenin nella sua opera “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo”, la caratteristica del periodo dell’imperialismo è la divisione del mondo in zone di controllo e di influenza tra le diverse potenze imperialiste.

Lenin parla di “spartizione definitiva della terra; definitiva, non già nel senso che sia impossibile una nuova spartizione – ché anzi nuove spartizioni sono possibili e inevitabili – ma nel senso che la politica coloniale dei paesi capitalistici ha condotto a termine l’arraffamento di terre non occupate sul nostro pianeta.

Il mondo per la prima volta appare completamente ripartito, sicché in avvenire sarà possibile soltanto una nuova spartizione, cioè il passaggio da un “padrone” a un altro”.  Tale spartizione o ridelimitazione di aree di controllo e di influenza, si produce attraverso l’uso della forza, della guerra.

“L’imperialismo significa, in generale, tendenza alla violenza e alla reazione” (Lenin)

La guerra in Ucraina è una chiara espressione dell’aggravarsi delle contraddizioni tra i paesi imperialisti dell’Europa occidentale – guidati dagli Stati Uniti – e la Russia, che sta consolidando un’alleanza con l’imperialismo cinese. Non è l’unico conflitto armato che si verifica nel mondo, ce ne sono attualmente una cinquantina, che hanno le caratteristiche di guerre localizzate, e in tutti sono in gioco gli interessi dell’una o dell’altra potenza straniera.

In un luogo, alcuni paesi imperialisti si scontrano per ottenere il controllo dei mercati, mentre, in altre aree, agiscono come alleati per opporsi a terzi. Le contraddizioni interimperialiste non negano la possibilità di alleanze e accordi tra loro, né questi accordi impediscono che si verifichino nuovi allineamenti tra loro.

La guerra è sempre l’ultima risorsa a cui le potenze ricorrono per risolvere i loro disaccordi o per imporre la propria volontà ai paesi dipendenti. Il loro arsenale politico comprende sanzioni economiche, blocchi, confische di beni, guerre commerciali, divieti di importazione/esportazione, tra le altre misure, come vediamo attualmente, ad esempio, nelle lotte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea con l’imperialismo russo e con l’imperialismo cinese.

L’imperialismo statunitense ha svolto, per diversi decenni, il ruolo di potenza capitalista egemonica nel mondo, tuttavia, diversi indicatori mostrano che sta affrontando un processo di declino. Nessun’altra potenza imperialista ha preso in considerazione l’idea di sfidare tale egemonia, ad eccezione della Cina, che, attualmente, ha questo obiettivo centrale. Ha la capacità economica per farlo e, inoltre, sta tessendo una serie di accordi e alleanze economiche, politiche, commerciali e militari, che includono grandi economie che in precedenza erano completamente allineate con l’imperialismo statunitense. Questo fenomeno è la ragione di un ulteriore inasprimento delle contraddizioni interimperialiste e rende il Mar Cinese e la regione del Sud-Est asiatico un punto di intense controversie. La “diplomazia” americana sa che questa regione potrebbe diventare il principale “punto caldo” del pianeta.

L’aumento della lotta dei lavoratori, dei giovani e dei popoli è un altro degli elementi caratteristici del mondo di oggi. Sono lotte caratterizzate da imponenza, combattività e tenacia. Evidenziano, innanzitutto, l’importanza che la classe operaia ha avuto in diversi paesi imperialisti (compresi gli Stati Uniti) e capitalisti sviluppati, nonché la partecipazione dei giovani.

Gli ideologi borghesi hanno parlato molto del fatto che la classe operaia avrebbe perso per sempre la sua importanza politica e che i giovani metterebbero da parte la loro ribellione per immergersi nel mondo del consumismo e della competizione. Tuttavia, gli scioperi, le manifestazioni, le rivolte popolari che si sono verificate in Europa, Asia, America Latina, Stati Uniti e Africa negano queste disquisizioni: la classe operaia e la gioventù – con l’insieme delle classi lavoratrici sfruttate e oppresse – alzano nel mondo le bandiere contro le politiche antipopolari dei governi, sollevano bandiere antimperialiste, condannano la guerra e chiedono la pace, espongono le loro rivendicazioni particolari e organizzano l’autodifesa contro la violenza dello Stato.

Queste lotte mostrano che la contraddizione capitale-lavoro, che si esprime nello scontro tra borghesia-proletariato, sfruttati-sfruttatori, è oggi cresciuta a nuovi livelli, così come la contraddizione tra i popoli e le nazioni oppresse con l’imperialismo.

La constatazione di questi fenomeni va ben oltre la cronaca della scena politica internazionale. Soprattutto, ci permette di confermare la correttezza dell’analisi e dell’interpretazione marxista-leninista dell’epoca in cui viviamo: l’epoca del capitalismo imperialista e delle rivoluzioni proletarie. Conferma che l’inevitabile tendenza storica del capitalismo è verso la sua distruzione, non verso la sua floridezza. Ci permette di vedere che la crisi generale del capitalismo – nelle sue espressioni attuali – ha creato condizioni migliori per l’attività rivoluzionaria dei comunisti marxisti-leninisti, poiché la borghesia e il capitalismo internazionali non possono presentare agli operai e ai popoli un’opzione nuova e diversa. L’unica opzione per il cambiamento, per un mondo nuovo, è la rivoluzione. Il terreno è sempre più fertile per seminare le idee del socialismo e del comunismo.

Da “En Marcha” n. 2106, agosto 2024

Organo Centrale del Partito Comunista Marxista Leninista dell’Ecuador

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