Stellantis: nessuna illusione, solo con la lotta in fabbrica si difende il lavoro

Per gli operai Stellantis si profila un 2025 peggiore del 2024. Un altro anno di sofferenza per decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, su cui continuano a pesare gli effetti della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà.
La situazione nei differenti stabilimenti del gruppo rimane critica e non vi sono certezze di futuro occupazionale.
Vediamo nel dettaglio cosa è accaduto recentemente in tre stabilimenti.
A Mirafiori Carrozzeria la ripresa produttiva della 500 Bev è slittata al 20 gennaio, e quindi vi sono altre due settimane di “contratto di solidarietà”. Per la Maserati si ricomincerà il 2 febbraio, con un altro mese di decurtazioni salariali. A Mirafiori il 2025 sarà il 18° anno consecutivo di cassa integrazione.
A Pomigliano d’Arco c’è stata cassa integrazione dall’11 dicembre all’8 gennaio; a Modena dal 19 dicembre al 7 gennaio, ad Atessa (dove da giugno 1.500 lavoratori sono in cassa integrazione) prosegue dal 23 dicembre all’8 gennaio.
A Cassino è stata fermata per una lunga pausa natalizia la produzione della Maserati Grecale e delle Alfa Romeo Giulia e Stelvio. La produzione nel 2024, dove si è lavorato su un solo turno, è stata praticamente dimezzata.
A Termoli cassa integrazione e contratti di solidarietà per 1400 operai su 2000 fino al 2 febbraio.
Il disastro di Stellantis (il gruppo comprende 14 marchi: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Dodge, Fiat, Jeep, Maserati, Lancia, Ram Trucks, Citroën, Ds Automobiles, Opel, Peugeot, Vauxhall) è sotto gli occhi di tutti e sta peggiorando drammaticamente le già difficili condizioni di vita e di lavoro di centinaia di migliaia di proletari.
Le vendite di automobili nel nostro paese hanno visto un calo straordinario. A novembre 2024 sono state vendute 30 mila vetture, il 24,6% in meno del novembre 2023. La quota di mercato Stellantis è diminuita dal 29,3 al 24,7%. La produzione di auto in Italia è sempre più ridotta: il 2024 si chiuderà con appena 500 mila auto fabbricate, il peggior risultato della sua storia.
Analoga situazione in Europa. A ottobre 2024 le vendite sono state di 150 mila auto, il 16,7% in meno dell’ottobre 2023. La quota di mercato è diminuita dal 17,4 al 14,4%.
Ancora peggio negli Stati Uniti, vero punto critico della gestione Tavares. Da gennaio a settembre 2024 le vendite sono diminuite del 17%, con un crollo verticale del 36% nel periodo luglio-settembre 2024.
Il crollo della produzione, fenomeno tipico di una sovrapproduzione ormai cronica nel settore, aggravata dalle difficoltà della transizione all’elettrico e dalla conseguente lotta di concorrenza nel mercato mondiale, viene scaricato sul proletariato, provocando un’ondata di cassa integrazione in tutti gli stabilimenti italiani che non accenna a fermarsi.
Ha anche provocato una grave perdita di posti di lavoro nei sei stabilimenti italiani. Nel gennaio 2021 gli occupati erano 52.700, nel dicembre 2023 erano scesi a 42.500, a cui bisogna detrarre le nuove uscite incentivate che sono attorno alle 3 mila unità.
Mentre gettava nella miseria gli operai, senza presentare alcun piano industriale, il monopolio ha continuato a ricevere sostegno dallo Stato. Dal 2014 al 2020 Fca ha ricevuto 446 milioni di euro come contributi per la cassa integrazione. Dal 2021 al maggio 2024 la spesa complessiva per gli ammortizzatori sociali è arrivata a 984 milioni (di cui 703 Inps). Complessivamente, nel periodo compreso tra il 2014 e il maggio scorso Fca-Stellantis è stata sostenuta dallo Stato con quasi un miliardo di euro.
Oltre alla cassa integrazione, Stellantis ha ricevuto altri cospicui contributi. L’Università di Salerno ha effettuato uno studio secondo cui tra il 1990 e il 2019 a FIAT e FCA sono andati circa 4 miliardi di euro di soldi pubblici. Nel 2014 a FCA è stato anche erogato un prestito di 6,3 miliardi di euro.
In 50 anni Fiat, Fca e Stellantis hanno ricevuto circa 220 miliardi di aiuti statali per vendere auto. Vediamo i risultati e il vero volto del capitalismo monopolistico di stato: più profitti e dividendi per capitalisti e grandi azionisti (23 miliardi dal 2021), appannaggi milionari al distruttore Tavares; più cassa integrazione (da 1200 euro lordi) e licenziamenti di massa per gli operai.
Ciò a dimostrazione che nell’epoca dell’imperialismo, lo stato borghese orienta tutta la propria attività nell’interesse esclusivo dei monopoli, per assicurare loro il profitto massimo, accentuando l’impoverimento del proletariato.
In questa drammatica situazione il governo Meloni, tramite il ministro delle “imprese e del made in Italy” Urso, continua a fare il gioco delle tre carte. Un giorno supplica a Stellantis un “nuovo piano Italia” e i progetti di giga-factory per le batterie di veicoli elettrici; e il giorno dopo rassicura i capi dei sindacati collaborazionisti sulla “svolta storica” che sarebbe in atto, rivendendosi le promesse da marinaio dell’azienda. Intanto Meloni furbescamente tace, per continuare il suo flirt con i padroni.
I tavoli ministeriali sono fumo agli occhi. È la classe operaia che deve intervenire a modo suo, a suon di lotte e scioperi duri, senza sperare in aiuti che vengano da “fuori”.
Esigiamo il blocco dei licenziamenti, la riduzione dell’orario di lavoro, le assunzioni, l’integrazione piena del salario da parte dei padroni e dello Stato. Basta sacrifici, unità dal basso nella lotta, fino all’occupazione delle fabbriche per impedire tagli e chiusure, per licenziare il governo dei padroni e della guerra! Riprendiamo fiducia nella nostra forza, i padroni non sono onnipotenti e senza gli operai non si gira una vite!
La formazione di gruppi di comunisti e operai rivoluzionari negli stabilimenti, che si facciano carico di sviluppare la propaganda e l’agitazione rivoluzionaria, di sostenere la mobilitazione, l’organizzazione e l’unità della classe operaia, trainando i compagni di lavoro alla lotta, sarà la chiave di volta di questo processo.
Da Scintilla n. 150, gennaio 2025
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