Stellantis: occorre l’intervento deciso della classe operaia

Nonostante le promesse di Elkann e le dichiarazioni di Filosa, la produzione negli stabilimenti italiani di Stellantis continua a calare e l’occupazione a ridursi attraverso migliaia di licenziamenti incentivati e forzati, cassa integrazione (Cig), contratti di solidarietà.
La crisi di Stellantis è profonda, la transizione all’elettrico è in panne, il nuovo piano industriale rinviato ancora.
Gli esuberi dichiarati dall’inizio dell’anno sono quasi 2 mila. Le fabbriche si svuotano. Non si fanno investimenti perché sempre più modelli vengono prodotti in altri paesi (Algeria, Marocco, Polonia, etc.) dove gli operai ricevono salari inferiori.
Questa in breve la situazione nei differenti stabilimenti
A Mirafiori, dove da 18 anni la cassa integrazione si alterna a periodi di lavoro, i licenziamenti sono 610 (“esodo volontario”) e 2300 lavoratori sono in contratto di solidarietà per 5 mesi, con taglio degli orari fino all’80%.
A Cassino, dopo l’accordo sulle 265 “uscite volontarie” e gli stop produttivi, a luglio si è chiuso in anticipo per le ferie e si riapre solo a settembre. Si lavora su un solo turno e 700 operai sono in contratto di solidarietà.
Alla Ex Sevel di Atessa 427 licenziamenti (“uscite incentivate”), e contratti di solidarietà fino a dicembre.
A Termoli, 1823 lavoratori in contratto di solidarietà per un altro anno, la gigafactory non ha futuro.
A Pomigliano, contratto di solidarietà prorogato per 3750 operai, con riduzione degli orari fino al 75%.
A Melfi, dove gli esuberi sono 500, prosegue fino a giugno 2026 il contratto di solidarietà per circa 3900 operai; intanto sono partite 25 lettere di licenziamento alla Lgs Logistica.
In tutto il gruppo i licenziamenti “incentivati” nell’anno in orso sono 2352 e più di 7800 sono gli operai che fanno la fame con gli “ammortizzatori sociali” (senza nemmeno percepire per intero i miseri aumenti salariali del Contratto specifico di lavoro), vivendo nell’incertezza.
Non c’è tregua per gli operai
Le condizioni di lavoro e quelle salariali sono in continuo peggioramento. Molti operai si stanno impoverendo, con un solo salario, con il carovita e i mutui da pagare, non si riesce più a mandare avanti la famiglia. Chi sta in cassa integrazione è alla fame e non vi sono sostegni al reddito.
Nelle poche giornate lavorative le direzioni aziendali impongo carichi e ritmi di lavoro da infarto agli operai, quasi sempre gli stessi.
“La mole di operazioni da fare è diventata tale che non si può reggere più”, denuncia un operaio del montaggio di Melfi.
“Siamo sempre meno sulla linea, e alcuni giorni si arriva alla seconda pausa che ci vorrebbero le bombole di ossigeno per reggere i ritmi, quindi dovrebbero abbassare l’impostato, e poi chiamare anche gli altri, compreso chi lamenta settimane, mesi, senza neanche una giornata in fabbrica”.
“Senza aumentare nessuna unità hanno aumentato il numero di auto per turno… Ciò vuol dire che gli stessi operai su un singolo tratto di linea devono fare un numero di operazioni in più…. Il tempo è sempre di 2 minuti, ma le operazioni da fare sono di più, di minuti ce ne vorrebbero almeno 4 o 5, eppure le facciamo in 2 minuti”.
“I vertici Stellantis puntano a metterci uno contro l’altro – così ragiona l’operaio – puntano a farci licenziare, ed è una lotta sui nervi degli operai, sia quelli che lavorano quasi sempre come me, sia quelli che non lavorano quasi mai e hanno il problema opposto”.
Infatti si lavora tanto e malissimo, rincorrendo auto e postazioni, fra la sporcizia. Quel che interessa al capitale non è la “qualità”, ma la “redditività”, cioè la maggiore estrazione di plusvalore dalla forza-lavoro per far salire i profitti.
I mezzi per difendersi efficacemente
La situazione è grave e va continuamente aggravandosi. Lo scenario nazionale e internazionale (ad es. i dazi di Trump) non promette nulla di buono sul piano economico e politico. Ma anche nelle situazione più gravi non si deve pensare che non vi sia il modo per uscirne.
Malgrado le difficoltà, continua a esprimersi una significativa resistenza da parte degli operai.
Diversi esempi hanno dimostrato che gli operai rispondono compatti alla chiamata allo sciopero, se si trovano i motivi e le rivendicazioni che possano smuovere le masse sfruttate.
Le esigenze vitali degli operai sono chiare: NO alla chiusura delle fabbriche; difesa dell’occupazione in Stellantis e nell’indotto; forti aumenti salariali, specie per le qualifiche inferiori; raddoppio del premio di produzione; NO alla Cig ”a perdere”; integrazione salariale a spese dei profitti per chi è in Cig o in contratto di solidarietà; rotazione obbligatoria della Cig; diminuzione di ritmi e carichi di lavoro, aumento delle pause; riduzione dell’orario a parità di salario.
Mentre le burocrazie sindacali fanno appello all’intervento del governo Meloni, che non potrà che tradursi in un piano antioperaio, i comunisti (m-l) chiamano all’intervento la classe operaia.
Non bisogna aspettare il “tavolo automotive” del Mimit mentre le fabbriche vengono smantellate pezzo a pezzo.
Come ha detto un’operaia di Melfi: “Dobbiamo unirci, fare una mobilitazione… protestare sul serio, prima che sia troppo tardi”!
Il solo strumento che hanno gli operai per difendersi è scatenare la lotta di massa, approfittando di tutte le occasioni, come le assemblee, gli scioperi parziali, etc.
Riteniamo di grande importanza realizzare una conferenza di operai e delegati combattivi di Stellantis, dell’indotto e della logistica (iscritti e non ai vari sindacati), per discutere, sviluppare il collegamento e realizzare la necessaria unità di azione dal basso in tutti gli stabilimenti, battendo la linea collaborazionista dei vertici sindacali.
Occorre superare la sfiducia e la rassegnazione, battere l’attesismo, dando impulso con il dibattito e la lotta a un movimento della classe operaia inserito in una strategia anticapitalista e rivoluzionaria.
Il cammino da intraprendere non è facile, ma è il solo che permette di risalire la china, evitare l’ulteriore frammentazione e creare le condizioni per la riconquista del partito indipendente e rivoluzionario della classe.
Da Scintilla n. 154, settembre 2025
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