Sulla situazione in India

Presentiamo in questa pagina due articoli di analisi sulla situazione politica dell’India tratti dalla rivista indiana “Revolutionary Democracy”, Volume I, No. 1 (Nuova Serie), Aprile 2024.

Gli articoli analizzano in modo particolare i risultati delle elezioni svoltesi nel 2023 e nel 2024 nel grande paese asiatico, nelle loro implicazioni e ripercussioni interne e internazionali.

Nei titoli dei mezzi d’informazione italiani, è ricorrente la raffigurazione di Narendra Modi come uno dei leader più carismatici al mondo.

L’ultrareazionario primo ministro indiano sarebbe persino l’uomo che avrebbe conquistato l’India con il suo programma di trasformazione del paese nella “fabbrica globale”.

Nelle dichiarazioni ufficiali, si indica nell’India un alleato strategico dell’Italia. A marzo 2023, la presidente del consiglio Meloni si è recata in India dove ha elevato i rapporti tra i due paesi a partenariato strategico.

Il sostegno politico dell’imperialismo italiano al governo diretto dall’induista-liberista di estrema destra Modi – che sta fomentando la pulizia etica e guerre fratricide in diverse regioni dell’India, oltre ad attaccare sistematicamente il salario e i diritti della classe operaia e a tagliare il budget sociale –  ha per contropartita l’apertura delle porte dell’India all’impiego di capitale italiano nei rami altamente lucrativi come l’industria bellica e l’industria aerospaziale ad essa strettamente legata, l’industria farmaceutica, l’industria legata alle energie rinnovabili e ancora altro.

Il viaggio della presidente del consiglio vorrebbe rappresentare il ritorno in forze dell’Italia imperialista in India, uno dei giganti capitalistici dei BRICS che con la sua crescita economica e demografica cerca di espandere la sua influenza in Asia, nell’Oceano Indiano e in Africa, in rivalità e conflitto soprattutto con la Cina imperialista e il Pakistan capitalista.

Ricordiamo che è stato principalmente l’imperialismo francese a marginalizzare quello italiano in India, per accaparrarsi la parte del leone nella distribuzione tra i grandi paesi europei delle commesse militari. Ma in questa esclusione hanno avuto una parte non secondaria la vanagloria della Marina militare italiana che è costata la vita ad innocenti pescatori indiani e i metodi grossolani usati per corrompere i funzionari statali indiani.

La redazione

 

La disgregazione degli “altri” e il consolidamento della destra nella politica indiana

Le elezioni delle Assemblee statali nei cinque stati dell’India nel 2023

Cn. Subramaniam

La politica indiana si presenta sotto diversi aspetti: quello dei partiti politici sostenuti dalle società multinazionali imperialiste che hanno sperato in una ripresa economica mondiale data dall'”apertura” del mercato e delle risorse naturali dell’India a spese degli agricoltori e dei popoli originari indiani e della crescente forza lavoro giovanile; quello dei differenti rami d’affari delle grandi compagnie indiane che hanno un chiaro interesse al perseguimento di una politica neoliberista che contemporaneamente favorisca un pugno di lobbisti; quello delle caste superiori indù dell’India settentrionale e della media proprietà terriera che hanno dovuto fare le spese delle aspirazioni democratiche dei Dalit senza terra e di altre caste e minoranze inferiori; quello della politica federale dove le coalizioni della casta superiore egemone indù di lingua hindi dell’India settentrionale cercano di porre sotto il loro giogo tutti gli stati che hanno proprie culture, propri gruppi dirigenti regionali ed etnie.

Mentre l’economia viene radicalmente riorganizzata e milioni di giovani contadini, aborigeni ed artigiani vengono espropriati dei mezzi di sostentamento (terra, foreste ed una rete tradizionale di clientele) e gettati nel mercato del lavoro del settore non organizzato, i partiti tradizionali (compresi i comunisti e i socialisti) che difendevano gli interessi dei lavoratori poveri sono stati messi fuori gioco, nell’incapacità di comprendere il cambiamento o di far fronte alle sfide organizzative poste dai nuovi sviluppi.

Il disorientamento delle forze di sinistra ha aiutato il consolidamento dell’ala destra ora guidata dal Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), che è passato con tatto dall’opposizione alla globalizzazione alla difesa delle politiche economiche neoliberiste per perseguire il disegno di forgiare una consolidata egemonia politica e culturale neo-conservatrice.

Un importante nuovo elemento di supporto dell’RSS sono stati gli specialisti indiani non residenti, che si reputa provengano in numero sproporzionato dalla casta superiore e che hanno usato l’istruzione tecnica e scientifica indiana generosamente sovvenzionata dallo stato per avere successo negli apparati delle aziende all’estero. Essi hanno aiutato l’RSS in due modi principali. In primo luogo utilizzando sistematicamente i media “sociali” per propagare le sue ideologie, raggiungendo persino piccole comunità della popolazione. In secondo luogo, versando all’RSS e alle sue organizzazioni di facciata ampi fondi.

Contando sui fondi dei suoi sostenitori indù professionisti di casta superiore non residenti e ora sui fondi statali, l’RSS dispone della più solida organizzazione locale di tutto il paese e sta attivamente promuovendo il conflitto sociale tra le comunità e cercando di polarizzare e unire le forze conservatrici sotto la propria leadership.

Questo consolidamento organizzativo locale dell’RSS ha eroso la base delle organizzazioni che promuovono idee liberali e democratiche, e i vari partiti politici hanno finito per assecondare il clima conservatore creato dall’RSS. Il potere statale viene ora usato in modo sfacciato dall’RSS per soffocare le istituzioni, gli intellettuali, gli artisti e gli attivisti che difendono il pensiero liberale o di sinistra e promuovendo una nuova espressione del pensiero politico di destra indù. Questa ideologia neo-indù cerca di convertire l’induismo, finora privo di un’istituzione centralizzata, in una religione con un sistema gerarchico simile a quello della Chiesa.

L’RSS, che solo qualche decennio fa rappresentava una sorta di nazionalismo economico religioso, ora promuove l’apertura del paese alle multinazionali e usa la retorica della “decolonizzazione” della cultura indiana, con la quale intende il rifiuto di idee quali democrazia, uguaglianza, libertà individuale, fratellanza, giustizia sociale, diritti civili e pensiero scientifico, che vengono tutte screditate come imposizioni coloniali. Il suo scopo dichiarato è quello di stabilire un aggressivo stato nazionalista confessionale indù in India al posto di quello costituzionale liberal-democratico. Questo non solo ridurrebbe le minoranze religiose a cittadini di seconda classe, ma consoliderebbe anche il controllo delle caste superiori maschili sulla società indù. Inoltre, l’RSS ha una grande difficoltà ad accettare l’idea del federalismo e del decentramento e continua a insistere con lo slogan “Una nazione, un leader, una legge, un regime fiscale, una lingua, una cultura…”

Senza dubbio questa “unicità” deve essere definita come l’ideologia neoliberista della casta superiore indù, la quale necessariamente nega il carattere multietnico e la diversità di religioni della popolazione indiana e istiga la maggioranza indù contro le minoranze, in particolare i musulmani nelle pianure e i cristiani nelle aree tribali. A tal fine ha utilizzato simboli ideologici come la nuova denominazione delle località, conducendo campagne contro i luoghi di culto di musulmani, cristiani e altre minoranze e, soprattutto, riguardo l’emendamento alla Legge sulla cittadinanza e la previsione di un registro unico di tutti i cittadini imponendo ai cittadini stessi di dimostrare la cittadinanza, in particolare a quelli appartenenti a minoranze. Ciò è stato bloccato dall’accanita lotta da parte di tutte le minoranze, in particolare delle donne musulmane che hanno messo in atto uno storico sit-in di protesta nel cuore della capitale, Nuova Delhi, prima e durante la pandemia.

Il predominio crescente del RSS nella politica indiana non deve offuscare l’importanza del sostegno attivo fornito dalle potenze imperialiste e dalle grandi compagnie indiane. Se l'”apertura” della Cina ha rianimato l’economia capitalista mondiale nei decenni precedenti, essa ha esaurito la sua forza negli ultimi anni segnati dalla crisi del Covid e dal rallentamento. Ciò è stato solo parzialmente superato dall’ultima risorsa del capitale nelle crisi, le guerre-la guerra afghana, la guerra tra NATO e Russia in Ucraina, la guerra israeliana di sterminio nella Palestina -tutte combattute per il controllo delle risorse petrolifere.

Il capitale mondiale guarda all’apertura dell’India con la sua immensa popolazione e le sue risorse naturali – iniziata con poca convinzione dal governo del Partito del Congresso negli anni ’90 – per dare alimento all’economia capitalista mondiale. Il Partito del Congresso, che poteva rimanere al potere solo ricucendo un’alleanza con diversi interessi politici regionali, non è riuscito a far passare il corso neoliberista con sufficiente forza. Ha dovuto conciliare il programma neoliberista con una “difesa dei diritti” che avrebbe garantito contemporaneamente il “diritto al cibo”, il “diritto all’informazione”, la “garanzia del lavoro”, il “diritto all’istruzione” e leggi che riconoscessero il diritto dei contadini alla terra o il diritto delle tribù aborigene alle aree forestali. Anche se per questi programmi alcuni modesti fondi pubblici sono stati assegnati, in realtà gli stessi atti legislativi non erano incisivi e sono rimasti fumo negli occhi. Un simile tenere il piede in due staffe, procedendo in direzioni opposte, non soddisfaceva né gli interessi delle grandi compagnie né quelli delle masse in generale.

Gli interessi dei grandi capitalisti, sia a livello internazionale che nazionale, si sono quindi concentrati sul BJP, che ha promesso di utilizzare la sua mobilitazione comunitaria indù, sostenuta dalle campagne sui social media ideate e finanziate dalle aziende della tecnologia dell’informazione, per guadagnare popolarità di massa e allo stesso tempo perseguire un’aggressiva politica neoliberista a pieno regime, che ha significato l’espropriazione in grandi proporzioni dei contadini e delle popolazioni aborigene, oltre che lo smantellamento delle vecchie leggi sul lavoro, e la sostituzione della politica sociale “basata sui diritti” con una politica “assicurativa” legata al mercato e ai pagamenti digitali tramite l’espansione del sistema bancario, con l’attrazione della vasta popolazione lavoratrice nell’orbita delle banche commerciali.

Tutto ciò per contenere lo scoppio di disordini sociali che erano inevitabili a causa della crescita “zero” dell’occupazione e dell’espropriazione e anche per utilizzare i fondi stanziati per la ripresa per rianimare la circolazione e l’accumulazione capitalista. Una tale combinazione era molto attrattiva per il grande capitale che ha convenuto di sottacere il carattere fortemente regressivo del programma pubblico. Anche le grandi compagnie hanno beneficiato immensamente dei gravi colpi inferti dal governo del BJP al settore informale, in particolare ai lavoratori autonomi, attraverso la sua “demonetizzazione”, il “lockdown dovuto alla pandemia” e le misure adottate per unificare il regime delle imposte indirette (l’istituzione di un’unica imposta su beni e servizi al posto dell'”imposta sulle vendite” riscossa localmente, ecc.).

Il tentativo molto pubblicizzato del BJP di promuovere l’industria manifatturiera in India come destinazione alternativa per gli investimenti (mentre la Cina pativa la pandemia) non è decollato e questa e altre politiche hanno in effetti rallentato la crescita economica negli anni immediatamente successivi alla pandemia. In risposta, lo Stato ha avviato un vasto programma di costruzioni finanziato con fondi pubblici, ma incanalato attraverso le imprese private, principalmente nella costruzione di strade attraverso la confisca di foreste e terreni agricoli su una scala senza precedenti. Ciò dovrebbe alimentare la crescita e garantire anche l’accesso ai mercati interni e alle risorse naturali.

Quanto sopra esposto dovrebbe essere sufficiente a spiegare l’esteso sostegno alla leadership del BJP da parte delle potenze imperialiste e dei capi dei blocchi della NATO e della Russia come da parte degli stati ricchi di petrolio del Medio Oriente.

Il governo del BJP ha cercato di usare la pandemia per smantellare il precedente sistema di sostegno ai contadini ricchi e medi in diverse parti del paese, che avevano subito la “rivoluzione verde”, e anche per smantellare il precedente regime di leggi sul lavoro che regolavano l’orario di lavoro, i salari minimi, la sicurezza nei luoghi di lavoro e anche l’utilizzo del lavoro femminile e infantile. Esso ha ottenuto lo smantellamento delle leggi sul lavoro (che comunque proteggevano solo una piccola parte della classe operaia) a causa dell’abnorme crescita della disoccupazione tra i giovani lavoratori. Tuttavia, ha dovuto affrontare un’accanita resistenza alle nuove leggi agricole da parte degli agricoltori ricchi e meno ricchi, che hanno inscenato uno storico sit-in di agitazione intorno alla capitale Delhi e ha dovuto battere in ritirata. Se non altro, ha dimostrato la possibilità che una parte delle classi sociali privilegiate (kulaki in questo caso) prenda le distanze resistendo con successo alle politiche di questo governo, che per il resto ha calpestato tutti gli interessi popolari. Per inciso, ciò ha comportato anche la sconfitta elettorale sia del BJP che del Partito del Congresso nello stato del Punjab, che è stato il più toccato dal movimento degli agricoltori.

Da quando è salito al potere, il BJP ha perseguito una politica di eliminazione e indebolimento di ogni opposizione, sia elettorale che ideologica. L’attacco sistematico alla libertà accademica nelle università e nei media, cui si imputava di promuovere idee contrarie a quelle della destra indù, è un esempio calzante. Ha anche sfruttato il fatto che la partecipazione alla politica elettorale indiana non è possibile senza ricorrere alla concussione e alla corruzione, sia per minare la legittimità dell’istituzione della democrazia parlamentare sia per ottenere il controllo sui membri dell’opposizione. L’enorme ampliamento della sorveglianza economica, inizialmente alimentata in conseguenza dell’attentato dell’11 settembre negli Stati Uniti, ma successivamente sostenuta dalle aziende indiane che sviluppano la tecnologia dell’informazione, è stata utilizzata per compromettere la posizione degli oppositori politici in tutto il paese sia isolandoli che puramente comprandoli. Ciò ha permesso al BJP di conquistare il potere anche negli stati in cui aveva subito la sconfitta elettorale nel 2018 (Madhya Pradesh e Maharashtra) e di decimare l’opposizione in molti altri stati come l’Uttar Pradesh.

Ciononostante, la “marcia vittoriosa” del BJP si è arenata in quella che viene chiamata la fascia non di lingua hindi, specialmente nel sud, dove la casta superiore indù di destra deve affrontare un’accanita resistenza da parte della sinistra, dell’anti-casta, di ideologie regionali e di altro tipo. Il progetto più ampio di indebolire il federalismo e di sostituirlo con un sistema politico fortemente centralizzato si trova quindi di fronte a un’accanita resistenza da parte di questi Stati meridionali. La politica negli stati nord-orientali è più complicata a causa dell’assenza di una significativa popolazione di casta superiore indù nella maggior parte degli stati. Il BJP ha usato le solite tattiche di sostenere la cricca aborigena corrotta e di porre una cricca tribale contro l’altra, promuovendo una guerra fratricida. Resta da vedere fino a che punto questa politica gli sarà giovevole.

I risultati delle recenti elezioni dell’assemblea statale e le future elezioni generali nazionali del prossimo anno (2024. N.d.T.) vanno visti nel complesso di fatti che gli fanno da sfondo. Nel fatto che le grandi compagnie e le multinazionali favoriscono il BJP, nel fatto che il BJP è sostenuto dall’ortodossia maschile della casta superiore indù e nel fatto altrettanto incisivo che la crescente disuguaglianza, la deprivazione e la disoccupazione fanno venir meno le speranze del BJP e una parte significativa delle potenze regionali mostra sempre più imbarazzo per i progetti complessivi del BJP-RSS.

Dei quattro stati in cui si sono tenute le elezioni nel 2023, il Rajasthan, il Madhya Pradesh e il Chhattisgarh sono gli stati chiave di lingua hindi in cui il BJP aveva subito la sconfitta nelle elezioni del 2018. Tuttavia, il BJP è riuscito a disgregare una fazione guidata dall’ex famiglia reale di Gwalior e a formare il governo. Questi stati sono anche i bastioni dell’induismo conservatore, dominato dai bramini proprietari terrieri, dai casati Rajput e dai Bania [Casta indiana composta generalmente da usurai o mercanti. N.d.T.], nonostante la popolazione sia composta principalmente da caste inferiori, Dalit e aborigeni Adivasi [termine con cui si indica l’eterogeneo insieme dei popoli originari dell’India. N.d.T.]. Essi costituiscono anche la maggioranza della popolazione di lingua hindi. Era quindi vitale per la strategia a lungo termine del BJP ottenere il controllo del governo di questi stati e ha investito molte risorse a questo scopo. Gli sforzi del BJP sono stati ampiamente accompagnati dagli sforzi del Partito del Congresso, le cui lotte intestine e la cui dipendenza dal movimento locale si sono profondamente intrecciate con il BJP. Così, nonostante i sondaggi elettorali dessero il Partito del Congresso vincitore sia in Madhya Pradesh, dove il BJP stava diventando sempre più impopolare, sia in Chhattisgarh, il BJP è riuscito a ottenere una vittoria impressionante.

È stata in gran parte la capacità del BJP di controllare i social media, l’aggressiva propaganda indù e la promessa di trasferimenti istantanei di irrisorie somme di denaro che hanno contribuito a volgere gli elettori a suo favore.

Parleremo di ciò più avanti.

Il Telangana è uno stato federato meridionale costituito in gran parte dai territori dell’ex Nizam di Hyderabad, ricco di risorse minerarie e forestali e con una consistente popolazione aborigena come lo stato del Chhattisgarh. Il governo era nelle mani del partito Telangana Rashtra Samithi (TRS), che aveva guidato il movimento per la formazione di uno stato separato del Telangana. Era il suo secondo mandato ed era emerso come uno dei partiti più corrotti e familista del paese. Con il poco aumento dell’occupazione e l’enorme corruzione, aveva perso il sostegno popolare che lo aveva mantenuto al potere. Il Telangana, va ricordato, aveva attraversato un’intensa fase di lotte dei comunisti a partire dagli anni ’40 e fino agli anni ’80, quando furono violentemente represse. Ha anche una consistente popolazione musulmana e di casta inferiore, ma relativamente scarsa brahmanizzazione. Non c’è da stupirsi che il BJP non abbia ancora fatto grandi passi avanti, nonostante l’attività in campo politico molto attiva nello stato. È stato il Partito del Congresso che ha guadagnato dal disincanto degli elettori ed è riuscito a stravolgere i sondaggi.

Le elezioni nello stato federato di Mizoram si sono svolte all’ombra della guerra civile e della pulizia etnica nel vicino stato di Manipur. Questo conflitto tra la minoranza cristiana dell’etnia Kuki delle regioni collinari e la maggioranza indù dei meitei delle pianure [Gruppo etnico, noti anche come manipuri, originario dello stato di Manipur. N.d.T.], attivamente incoraggiata e favorita dal BJP e dallo Stato, rappresentava un allarme per gli stati vicini con una grande popolazione etnica e anche cristiana. Ciò ha permesso all’alleanza dei gruppi etnici più laici guidata dal Movimento Popolare Zoram (MPZ) di vincere le elezioni con lo slogan del rispetto dei diritti di tutte le religioni nel paese. Il precedente governo guidato dal Fronte Nazionale Mizo (FNM) era considerato più vicino al BJP.

Una rapida occhiata ai dati relativi ai risultati elettorali indica chiaramente una crescita del BJP negli stati chiave della così chiamata cintura hindi. Soprattutto, gli conferisce il controllo sull’apparato governativo di questi Stati in vista delle elezioni generali del Parlamento del prossimo anno [2024. N.d.T.]. Ha anche guadagnato un importante punto d’appoggio nello stato di Telangana con 8 seggi e il 14% dei voti.

È interessante notare come l’aumento della quota di voti del BJP non è avvenuto in realtà a spese del Partito del Congresso, il suo principale partito rivale. Il Partito del Congresso ha una quota di voti stabile di circa il 40% in tutti gli stati tranne il Mizoram. La vittoria del BJP è avvenuta a spese degli “altri”, di coloro che non sono schierati con nessuno dei due partiti. Si tratta di piccoli partiti locali, non riconosciuti come “partiti nazionali”, di clan locali in grado di contare sulle proprie forze (indipendenti), di candidati presentati da movimenti sociali e persino di “ribelli” provenienti dai partiti riconosciuti.

Nel corso dell’ultimo decennio, questi “altri” sono riusciti a farsi eleggere in gran numero e fin quando i due principali partiti sono stati in equilibrio, hanno avuto un ruolo cruciale da svolgere e hanno ottenuto un buon risultato. Sono questi “altri” quelli i cui voti si sono spostati verso il BJP. Durante queste elezioni assistiamo a un drammatico declino di questi “altri”, sia in termini di percentuale di voti che di seggi. Ciò significa di fatto una maggiore polarizzazione tra il Partito del Congresso e il BJP, che rivela anche la difficoltà per le formazioni politiche non finanziate dal grande capitale di competere nelle elezioni.

Va ricordato che, nonostante la molta retorica ed il tintinnio di sciabole, i due partiti rimangono legati al programma economico neoliberista e al “richiamo di investimenti di capitale”, ed entrambi a livello locale sussistono grazie al sostegno della reazione feudale e degli interessi agrari più ignobili. La differenza rimane a livello di leadership nazionale, dove il Partito del Congresso apparentemente giura ancora sui valori costituzionali, sulla democrazia liberale, sulla politica laica e sull’impegno per i diritti dei vari strati della popolazione. Per quanto significative siano queste posizioni, va ricordato che il Partito del Congresso è stato anche costretto a sostenerle a causa della sua dipendenza dalle forze politiche più piccole, siano essi i comunisti o i socialisti o i partiti regionali anti-BJP. Il loro indebolimento avvicinerà il Partito del Congresso al BJP in termini di politiche e pratiche generali. Allo stato attuale delle cose, il Partito del Congresso è la cosiddetta “riserva” degli interessi monopolistici, imperialisti e reazionari.

Il compito necessario è quindi quello di costruire movimenti di base che non siano “apolitici”, come sono stati finora i cosiddetti “movimenti sociali”, ma attivamente politici anche in senso elettorale. Questi movimenti devono essere sostenuti da organizzazioni locali e regionali con un chiaro orientamento ideologico, che non deve necessariamente essere rivoluzionario, ma semplicemente consistere nella difesa degli attuali valori costituzionali e degli interessi immediati delle masse popolari. È anche necessario far fronte in modo combattivo alla prevaricazione a livello locale delle forze di destra. Qualsiasi altro mezzo non farà che avvicinare il Partito del Congresso nel suo insieme o i suoi elettori al BJP e al RSS.

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L’esito delle elezioni generali 2024 in India

Avevamo iniziato il nostro precedente articolo sulle elezioni generali in India spiegando come il primo ministro Narendra Modi abbia assunto il ruolo di sommo sacerdote del tempio di Ram di nuova costruzione ad Ayodhya per coalizzare una comunità a maggioranza indù che sostenesse la sua impostazione aggressiva della politica economica neoliberista. Abbiamo anche spiegato gli sforzi del governo Modi per decimare tutta l’opposizione con l’uso senza veli del potere statale.

I risultati elettorali predetti dagli “exit poll” dei media asserviti davano per certo il completo successo di questa politica. Ma sono stati smentiti totalmente dai risultati elettorali effettivi! Il Bharatiya Janata Party (BJP, Partito del popolo indiano) di Modi, nonostante tutta la spettacolarità della cerimonia al tempio di Ayodhya, è stato nettamente sconfitto nella stessa Ayodhya. È rimasto il maggiore partito in Parlamento, ma con una presenza molto al di sotto della maggioranza necessaria per formare un governo. Ha bisogno del sostegno di due alleati regionali (con i quali aveva stretto un’alleanza elettorale poco prima delle elezioni) per formare il governo per la terza volta consecutiva. I partiti di opposizione, che erano stati dati per liquidati dalla stampa asservita, sono tornati con un mandato più forte.

Il culto intorno alla persona di Narendra Modi ha perso molto del suo splendore. Lo stesso Modi, nel suo collegio elettorale di Varanasi, è riuscito a raccogliere solo il 54% dei voti scrutinati contro il 64% che aveva ottenuto nelle elezioni precedenti. Nel suo stesso collegio elettorale la sua popolarità invece di aumentare è diminuita sostanzialmente.

Il popolo indiano ha fatto uso giudiziosamente di quel poco spazio a sua disposizione nel “sistema democratico”. In effetti, praticamente tutti i partecipanti alla lotta elettorale, il partito al governo e i partiti di opposizione e il popolo in generale potrebbero rivendicare il successo nelle elezioni. Il BJP di Modi potrebbe formare il governo e l’opposizione ha ridimensionato con successo l’immagine e la presenza del BJP in parlamento. Il popolo indiano potrebbe rallegrarsi del fatto che il Juggernaut [enorme carro che porta in processione un’immagine del dio Visnù; durante le processioni in onore del dio, accadeva che fedeli esaltati si gettassero sotto le ruote del carriaggio, N.d.T.] lanciato da Modi abbia perso alcune delle sue numerose ruote e non possa più muoversi liberamente, schiacciando le persone sotto di esso.

Diversi fattori hanno contribuito a quella che viene effettivamente considerata una sconfitta per la politica di odio e conflitto religioso di Narendra Modi.

Possiamo individuare quattro fattori come i più importanti. In primo luogo, la collera dei contadini (in realtà dei contadini medi e ricchi, ma anche dei piccoli contadini) non solo per la politica governativa neoliberista riguardo il commercio dei prodotti agricoli, ma anche per il modo in cui ha cercato di schiacciare il movimento contadino. Ciò ha fatto sì che gli agricoltori dei cinque principali stati di Uttar Pradesh, Bihar, Punjab, Haryana e Rajasthan hanno votato contro il BJP.

Il secondo fattore importante è stata la convinzione diffusa che se il BJP avesse vinto con una maggioranza schiacciante avrebbe smantellato le garanzie laiche, democratiche ed egualitarie della Costituzione dell’India, in particolare la garanzia dei diritti delle minoranze e la previsione di tutele legislative a favore delle caste e delle popolazioni aborigene storicamente oppresse. In sostanza si temeva che il dominio della casta superiore maschile indù sarebbe stato rafforzato costituzionalmente. Questo ha messo le caste oppresse (dalit) e le comunità minoritarie contro il BJP.

Il terzo fattore giocava principalmente negli stati meridionali del Tamil Nadu, del Kerala e del Karnataka, dove l’aperta preponderanza indù era vista come un ritorno al dominio delle caste brahmaniche, qualcosa che la popolazione di questi stati aveva combattuto con determinazione e con successo.

Il quarto elemento riguardava il sospetto che il BJP guidato da Modi stesse cercando di demolire le basi stesse della possibilità di dissenso democratico decimando l’opposizione, specialmente quella radicata a livello regionale. Il popolo del Bengala e del Maharashtra era particolarmente incollerito per il modo in cui i partiti politici regionali erano stati trattati dal governo Modi, che cercava di disgregarli comprando i leader deboli e lanciando false accuse contro gli altri.

Nonostante questi segnali che ci permettono di essere ottimisti sulla lotta contro l’emergente dittatura fascista, ci sono diversi elementi sconcertanti. Ad esempio, la clamorosa vittoria del BJP in Orissa, Gujarat, Chhattisgarh, Madhya Pradesh e la sua continua forte presenza nel Nord Est. Il BJP mantiene ancora un’ampia quota di voti di circa il 37% senza alcun mutamento sostanziale rispetto alle elezioni precedenti.

È abbastanza chiaro che ciò che è stato ottenuto è una tregua nell’inarrestabile crescita degli elementi fascisti ed è del tutto possibile che questa conquista possa essere ribaltata da un’abile gestione. Allo stesso tempo, possiamo sperare che la posizione dominante e l’aggressività contro le minoranze che Modi ha promosso personalmente durante la campagna elettorale possano indebolirsi un po’, in quanto non sembrano aver dato i frutti sperati.

Dato che il BJP non ha più la forza per far approvare leggi controverse in parlamento, è grande la preoccupazione che cerchi di modificare la costituzione per attenuare le disposizioni relative alla laicità, alla democrazia e alla giustizia sociale. Ci si può anche aspettare un piccolo indebolimento del culto intorno alla persona di Modi, dato il disagio provato dalla “holding” del BJP, il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS).

È opinione diffusa che la battuta d’arresto elettorale del BJP sia stata causata dal ritiro dell’RSS dal lavoro elettorale attivo, scontento della fine del dialogo interno e dell’ascesa di Modi-Shah come figura di salvatore semi-divino. Ma pochi cambiamenti a lungo termine sono possibili data la vicinanza delle due formazioni.

Le società indiane e internazionali continuano a sostenere senza riserve il BJP e lo vedono come la punta di diamante della conquista neoliberista dell’economia indiana, che allo stesso tempo salverà il capitale mondiale di fronte alla recessione. Nella formazione del gabinetto, il BJP mantiene i portafogli chiave e gli stessi ministri sono tornati al timone degli affari. Il suo principale alleato, il Telugu Desam Party, è un noto campione del neoliberismo che ha perso le precedenti elezioni in Andhra Pradesh a causa di questa fede cieca. È improbabile che la politica di riforme aggressive si fermi.

Di fronte alla sconfitta politica subita dal BJP e al fatto che diversi stati si siano rivelati delle roccaforti sicure, i movimenti sociali hanno l’opportunità di rafforzarsi e affermare i propri interessi. La sinistra e le forze democratiche devono individuare i problemi specifici che affliggono i diversi strati della popolazione e costruire movimenti attivi intorno ad essi.

 

Per notizie e aggiornamenti sulla situazione in India visitare il sito internet https://www.revolutionarydemocracy.org/

 

 

 

 

 

 

 

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