“Tutto il potere ai Soviet!”

Che cosa furono i Soviet
I primi Soviet (Consigli dei deputati operai) nacquero nel corso della prima rivoluzione russa, quella democratica antizarista del 1905, quali organi dell’insurrezione contro l’autocrazia. Ad essi si affiancarono dopo breve tempo i Soviet dei deputati dei soldati, insorti anch’essi – come gli operai – contro il dominio dello zar.
I Soviet di deputati degli operai, dei soldati e successivamente dei contadini, furono un’espressione diretta delle classi oppresse che sviluppando la propria azione rivoluzionaria costituirono il primo esempio storico di quel potere sovietico che il proletariato russo creò, dodici anni dopo, nel 1917, in piena alternativa e opposizione frontale alle forme e alle istituzioni della democrazia borghese.
I Soviet operai nacquero, talvolta spontaneamente, in raduni e assemblee operaie che si tennero in tutte le fabbriche e le officine, ma furono fin dall’inizio organismi rappresentativi, formati dai delegati di quelle fabbriche e di quelle officine.
Contro interpretazioni, ancora circolanti e dure a morire, di stampo assemblearista e semianarchico, essi furono – come i Soviet dei soldati – organizzazioni politiche di massa e, al tempo stesso, embrioni di un potere rivoluzionario esercitato da rappresentanti eletti, del tutto diversi dai deputati del parlamentarismo borghese.
Sull’interpretazione della natura e delle funzioni di quegli organismi, si sviluppò già nel 1905 (come poi avverrà nelle due rivoluzioni russe del Febbraio e dell’Ottobre 1917), un’accanita lotta ideologica e politica fra bolscevichi e menscevichi.
Per questi ultimi, essi avrebbero dovuto svolgere funzioni puramente amministrative a livello locale, in qualità di municipi del nuovo Stato democratico nato dalla rivoluzione; per Lenin e per i bolscevichi essi dovevano svolgere funzioni di carattere politico ed attuare misure come l’applicazione della giornata di otto ore, il non pagamento delle tasse, la confisca dei fondi del governo, ecc., cioè esercitare da subito un dualismo di potere.
Questo nostro articolo, redatto per il 106° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre, vuole attirare l’attenzione degli operai avanzati e dei rivoluzionari di oggi anche su un altro aspetto, (spesso ignorato o travisato dalle tendenze anarchicheggianti, riformiste o revisioniste): ci riferiamo al “filo rosso” che unisce, da un lato, nel corso della storia le numerose esperienze delle rivoluzioni operaie e, dall’altro, la profonda unità e continuità della teoria marxista nei suoi maggiori rappresentanti.
Nell’Ottocento fu la classe operaia la protagonista delle rivoluzioni democratiche in Francia. E quale fu la linea politica che, nel 1850, fu indicata ai proletari parigini dalla “Lega dei Comunisti” nell‘Indirizzo redatto da Marx ed Engels?
“Accanto ai nuovi governi ufficiali essi debbono in pari tempo istituire propri governi rivoluzionari operai, sia nella forma di giunte e consigli comunali, sia mediante circoli e comitati operai, cosicché i governi democratici borghesi non solo perdano l’appoggio degli operai, ma si veggano fin da principio sorvegliati e minacciati da organismi dietro i quali si trova tutta la gran massa degli operai. In una parola: dal primo momento della vittoria la diffidenza non deve più rivolgersi contro il vinto partito reazionario, ma contro i propri alleati di ieri, contro il partito che vorrà sfruttare da solo la vittoria comune [il partito democratico borghese, che Marx e Engels ritenevano più pericoloso per gli operai del precedente partito liberale, NdR].
Ma per potersi contrapporre energicamente e minacciosamente a questo partito, il cui tradimento verso gli operai incomincerà con la prima ora della vittoria, gli operai debbono essere armati e organizzati. […] gli operai devono tentare di organizzarsi indipendentemente in guardia proletaria, con capo e stato maggiore eletti da loro, e di porsi agli ordini non dei poteri dello Stato, ma dei Consigli comunali formati dagli operai”.
[…] “Mentre i piccoli borghesi democratici vogliono portare al più presto possibile la rivoluzione alla conclusione, è nostro interesse e nostro compito render permanente la rivoluzione sino a che tutte le classi più o meno possidenti non siano scacciate dal potere, sino a che il proletariato non abbia conquistato il potere dello Stato”.
È magnifico osservare, da un punto di vista rivoluzionario, come gli avvenimenti del 1905, e poi quelli del 1917 (organizzazione dei Soviet, dualismo di potere, armamento del proletariato) si siano svolti in profonda analogia a quanto la Lega dei Comunisti aveva già indicato ai proletari del 1850 nell’ Indirizzo redatto da Marx.
I Soviet nel febbraio e nell’ottobre 1917
Nella rivoluzione russa del febbraio 1917 i Soviet rinacquero a nuova vita, sia in modo spontaneo, sia per impulso del partito bolscevico. E se nel 1905 il loro numero era stato relativamente ristretto, con i due grandi Soviet di Pietroburgo e di Mosca come protagonisti, dodici anni dopo essi dilagarono in tutta la Russia, soprattutto nei grandi centri industriali.
La creazione dei Soviet nel 1917 fu una grande iniziativa della classe operaia e delle masse lavoratrici, senza precedenti della storia dell’umanità.
La rivoluzione di febbraio, che rovesciò la dinastia dei Romanov, fu l’esplosione sia del malcontento di una moltitudine di uomini e di donne esasperati dalle privazioni della guerra, sia della volontà rivoluzionaria di una classe operaia che – organizzata nei principali Soviet (e, in primo luogo in quello di Pietroburgo) poneva rivendicazioni sempre più incalzanti. Le prime parole d’ordine furono: la creazione di un governo provvisorio che istituisse la repubblica; una giornata lavorativa di otto ore; la confisca dei latifondi; e la convocazione di un’Assemblea Costituente.
Ma, col trascorrere dei mesi, apparve sempre più chiaro che i vari governi provvisori che si succedettero dopo la proclamazione della Repubblica (con la partecipazione anche di menscevichi e di socialisti rivoluzionari) non avevano alcuna intenzione di soddisfare le richieste sempre più incalzanti e decise del proletariato rivoluzionario.
La posizione politica di Lenin era estremamente chiara: il compito che il partito bolscevico assegnava al proletariato era il completamente della rivoluzione democratico-borghese come preludio alla rivoluzione socialista. Quel traguardo egli l’aveva già enunciato nel 1905 in uno scritto di fondamentale importanza, “L’atteggiamento della socialdemocrazia verso il movimento contadino”:
“Fin dal momento della rivoluzione democratica noi cominceremo immediatamente e nei limiti delle nostre forze – le forze del proletariato cosciente ed organizzato – ad agire per passare alla rivoluzione socialista. Non ci fermeremo a mezza strada. Noi siamo per la rivoluzione ininterrotta”.
Con il ritorno di Lenin in Russia e l’enunciazione delle sue famose “Tesi di Aprile”, lo scontro politico fra bolscevichi e menscevichi – anche e soprattutto in seno ai Soviet – diventò acutissimo. Ma in quegli organismi di rappresentanza proletaria, la maggioranza dei delegati operai restava ancora menscevica, e il partito di Lenin continuò a condurre una tenace e sistematica lotta per conquistare la fiducia di quella maggioranza e strapparla al partito di Martov e di Dan.
Il fatto risolutivo fu il tentativo di colpo di Stato militare del generale Kornilov, sconfitto dalla controffensiva armata del proletariato, dei soldati e dei marinai, giunti ormai ad accettare, in seno ai loro Soviet, la direzione politica dei bolscevichi. Il momento era dunque maturo per la conquista del potere politico da parte di quegli organismi di democrazia operaia.
“Tutto il potere ai Soviet!” fu la parola d’ordine di Lenin e del bolscevismo.
La presa del Palazzo d’Inverno, l’arresto del governo provvisorio, la formazione del primo governo a direzione bolscevica e il successivo scioglimento dell’Assemblea Costituente che sanzionò la definitiva vittoria del potere sovietico, furono i vari momenti dell’Ottobre Rosso – di enorme importanza anche sul piano internazionale.
Il potere dei Soviet, larghe organizzazioni di massa che abbracciavano operai, contadini, soldati e marinai, fu la forma statale della dittatura del proletariato nell’Unione Sovietica socialista, la nuova forma di organizzazione statale creata per la completa liberazione dallo sfruttamento e dall’oppressione delle masse lavoratrici.
Che cosa è il potere sovietico
Crediamo che il miglior modo di concludere questo contributo sia di riportare integralmente la splendida sintesi del significato politico di quegli avvenimenti che fu data da Lenin stesso in un famoso messaggio radiofonico diffuso, allora, in Russia e nel mondo intero:
“Che cosa è il potere sovietico? Qual è la natura di questo nuovo potere che nella maggior parte dei paesi non si vuole o non si può ancora capire? Il tratto essenziale, che attira sempre più gli operai di ogni paese, è che lo Stato, prima amministrato in un modo o nell’altro dai ricchi o dai capitalisti, oggi, per la prima volta, è amministrato, e su scala di massa, proprio dalle classi che il capitalismo opprimeva. Anche nella repubblica più democratica, più libera, finché permane il dominio del capitale, finché la terra resta proprietà privata, lo Stato è sempre amministrato da una esigua minoranza composta per i nove decimi da capitalisti o da ricchi.
“Per la prima volta al mondo, da noi, in Russia, si è organizzato il potere dello Stato in modo che soltanto gli operai, soltanto i contadini lavoratori, escludendo gli sfruttatori, compongono le organizzazioni di massa, i soviet; e a questi soviet è stato trasmesso tutto il potere dello Stato. Ecco perché, nonostante le calunnie della borghesia di tutti i paesi contro la Russia, in tutto il mondo la parola “soviet” è diventata non soltanto comprensibile, ma popolare, cara agli operai e a tutti i lavoratori. Ed ecco perché il potere sovietico, quali che siano le persecuzioni contro i fautori del comunismo nei diversi paesi, trionferà certamente, inevitabilmente in tutto il mondo e in un non lontano avvenire.
“Sappiamo benissimo che ci sono ancora molti difetti nell’organizzazione del potere sovietico. Il potere sovietico non è un talismano miracoloso. Non guarisce di colpo i difetti del passato, l’analfabetismo, l’arretratezza culturale, le conseguenze di una barbara guerra, l’eredità di un capitalismo rapinatore. Ma in compenso dà la possibilità di passare al socialismo, permette a coloro che erano oppressi di levarsi e di prendere sempre più nelle loro mani tutta la direzione dello Stato, tutta la direzione dell’economia, tutta la direzione della produzione.
“Il potere sovietico è la via verso il socialismo scoperta dalle masse lavoratrici, e perciò giusta, e perciò invincibile”.
7 novembre 2023
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
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