Una nuova fase di lotta
Durante il 2024 sono divenute più visibili le conseguenze delle crisi che sono avvenute negli ultimi 15 anni: la crisi economico-finanziaria del 2008-09, la crisi dei rifugiati del 2015, la pandemia da COVID-19 del 2020, la guerra in Ucraina (2022), il conflitto fra Israele, popolo palestinese, Libano, Iran (2023-24), la crisi alimentare che ha colpito diversi paesi in Africa e Asia (2024), l’impatto del cambio climatico (il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre) e la crisi idrica che si sono aggravati in questi anni.
Le crisi settoriali e parziali, così come quelle mondiali sono divenute in questi anni sempre più complicate, interconnesse, prolungate. Una si sovrappone all’altra e una amplifica l’altra.
La borghesia parla di “perma-crisi”. Noi comunisti (m-l) diciamo che questi fenomeni sono espressione della crisi generale del capitalismo che sta entrando in una nuova tappa del suo aggravamento.
Ciò genera l’acutizzazione di tutte le contraddizioni del sistema, incertezza, instabilità, ineguaglianze, miseria, reazione, dispute e conflitti armati.
A livello economico, il capitalismo è passato da una diseguale e irregolare ripresa post-pandemica con alta inflazione, a un netto rallentamento della produzione manifatturiera e del commercio mondiale, che in Italia si traduce in stagnazione, tendente alla recessione.
La caduta nella produzione industriale per i proletari significa licenziamenti di massa, riduzione dei salari, precarizzazione e disoccupazione crescenti.
La politica di austerità imposta della UE comporta milioni di euro saccheggiati alle classi lavoratici con altri tagli a spese sociali, sanitarie, di educazione, pensionistiche etc. per ridurre il debito e finanziare i monopoli. La sola spesa statale a crescere è quella militare.
Diversi fattori spingono a un ulteriore peggioramento della situazione: le conseguenze della guerra in Ucraina e in Medio Oriente, l’escalation delle tensioni fra le potenze imperialiste e capitalistiche, la frequenza degli eventi meteorologici estremi, etc.
Nella sfera politica prosegue la crescita dell’estrema destra e del fascismo in diversi paesi. Queste forze sfruttano il malcontento esistente con la loro demagogia sociale e l’odio sciovinista.
La fascistizzazione avanza in tutte le sovrastrutture: politiche, giuridiche, ideologiche, nell’informazione.
La società borghese, in decomposizione avanzata, diventa sempre più violenta, escludente, intollerante verso le lotte degli sfruttati, verso i più deboli.
Questo processo è sostenuto non solo dall’estrema destra ma anche da correnti e personalità di tutti i partiti borghesi liberali e riformisti che concorrono all’approvazione di misure e leggi reazionarie, mentre forniscono alla demagogia fascista legittimazione nell’ambito politico e sociale.
In Italia questo fenomeno vede diverse manifestazioni, fra cui il Ddl 1660, la deportazione dei migranti, etc.
L’inarrestabile declino dell’imperialismo italiano rende la classe dominante più aggressiva e reazionaria al fine di bloccare l’ascesa del movimento operaio e popolare che si prepara a scontrarsi con una dura politica di austerità.
I fronti di lotta si moltiplicano e si intrecciano: dalla lotta ai licenziamenti a quella per un lavoro dignitoso e stabile, dagli scioperi per aumentare i salari a quelli per la sicurezza sul lavoro, dalle dimostrazioni di piazza per respingere gli attacchi repressivi alle occupazioni delle case, dalle battaglie per la regolarizzazione dei migranti alle proteste per difendere l’ambiente contro i progetti dei monopoli, dalla solidarietà al popolo palestinese alla rivendicazione della fine delle guerre ingiuste e di rapina.
Questo processo di ripresa delle lotte operaie e popolari riguarda molti paesi del mondo, con caratteristiche inedite da decenni.
Il peggioramento delle crisi esistenti creerà le condizioni per la crescita di forze antagoniste, come quelle dell’imperialismo e della reazione da un lato, quelle dell’antimperialismo, della rivoluzione e del socialismo dall’altro lato.
Davanti a noi si profila una fase nuova e più alta della lotta internazionale del proletariato e dei popoli.
Naturalmente questa lotta non potrà procedere di pari passo in ogni paese, non può adottare forme uguali, così come nei diversi paesi vi sono differenti livelli di sviluppo e radicalizzazione del movimento operaio e popolare.
I proletari e i popoli oppressi vogliono sempre più un cambiamento reale. Ma vi saranno delle tappe di lotta da attraversare per superare l’arretramento causato dal revisionismo moderno e dall’offensiva capitalista.
La classe operaia dovrà convincersi attraverso la propria diretta esperienza e l’azione dei comunisti che la sola alternativa sicura, possibile e necessaria è il socialismo.
Dobbiamo essere consapevoli che l’aggravamento della crisi generale del capitalismo agevola la via della rottura rivoluzionaria con il sistema vigente.
Occorre perciò lavorare con pazienza e tenacia per accumulare e preparare forze, formare i quadri, moltiplicare i legami con la classe operaia e le masse utilizzando tutte le possibilità esistenti per rafforzare le nostre posizioni e l’organizzazione comunista, sviluppando la coscienza della necessità e della possibilità della rivoluzione sociale del proletariato, per costruire la società dei lavoratori. Ben altra cosa della “rivolta sociale” evocata dal parolaio Landini.
Da Scintilla n. 149, novembre 2024
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