Utero in affitto e società borghese

Il Senato ha approvato il disegno di legge che rende la gestazione per altri (GPA), meglio conosciuta come “utero in affitto”, reato universale. In Italia è vietata dal 2004, ma con questa legge viene punito anche chi vi ricorre in uno dei 66 paesi in cui invece è legale e regolamentata.

Come comuniste/i siamo contrari a questa pratica, ma dobbiamo comunque denunciare l’ipocrisia dei partiti del governo di estrema destra e di tanti sedicenti esponenti di “sinistra”.

Come possa un reato definirsi universale quando alcuni stati non solo non lo riconoscono, ma anzi favoriscano questa pratica, è solo una delle tante ipocrisie.

Il governo con questa legge dice di voler salvare la dignità delle donne che vivono nei paesi del terzo mondo e che affittano il loro utero a coppie ricche occidentali, che nella maggioranza sono eterosessuali.

Ma quando le stesse povere donne cercano di scappare dalla miseria e della guerra per arrivare dal nostro paese, esse non trovano nessun tipo di accoglienza e supporto da questo governo reazionario e razzista.

Non è nemmeno del tutto vero che questa pratica sia attuata nei paesi poveri, in quanto è legale e praticata anche in paesi come gli Stati Uniti e più vicino a noi, in Georgia e in Ucraina. Sì proprio l’Ucraina dove nemmeno la guerra fomentata, armata e sovvenzionata anche dal nostro governo ha fermato gli sfruttatori di questa pratica.

Dato che la questione è stata posta,  spieghiamo il nostro punto di vista.

Il nostro NO non deriva da questioni di morale piccolo borghese, tantomeno dalla necessità di tutelare la famiglia tradizionale borghese.

Marx e Engels ci hanno insegnato che il capitalismo ha bisogno della famiglia tradizionale, in quanto unità economica della società capitalistica. Ha il compito di tramandare le idee, i valori e i costumi religiosi, morali, politici e sociali borghesi, alle nuove generazioni e così mantenere il controllo delle masse, del proletariato.

Nel “Manifesto del Partito Comunista” Marx e Engels scrivevano che “il borghese vede nella moglie uno strumento di produzione”; anche oggi è ancora così.

Per questo il governo di Giorgia Meloni esalta la sacralità della vita e della maternità, sforna decreti per contrastare la denatalità, conduce una velenosa campagna su una presunta mancanza di responsabilità delle donne verso la società.

Non meraviglia se nella società borghese si sviluppi un mercato delle gravidanze commissionate da organizzazioni speculative, che vede da un lato appartenenti a classi agiate con spiccati tratti di individualismo e dall’altro donne che non hanno altro che il proprio corpo per procurarsi da vivere.

Il nostro NO è contro questa società che rende ogni cosa, ogni rapporto una merce, che stabilisce cosa e quanto si possa comprare per mantenere in vita un sistema che è agonizzante.

I comunisti sono da sempre per l’emancipazione del proletariato e con esso della donna e di tutto il genere umano, ma non possiamo ritenere la GPA una “libera scelta” come sostiene il femminismo borghese e piccolo borghese.

Nel sistema capitalistico basato sulla disuguaglianza e sullo sfruttamento, l’autodeterminazione del proprio corpo rischia, in ogni momento, di tramutarsi nell’esatto opposto, cioè in mercificazione del proprio corpo, in cui non c’è libera scelta perché è il mercato capitalistico a determinare la domanda e l’offerta, il prezzo e le condizioni di vendita.

Noi ci battiamo per una società diversa e migliore, quella socialista. Una società liberata dalla proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio che generano sfruttamento e oppressione degli esseri umani. Ci battiamo per una società di uomini e donne veramente liberi e uguali, senza differenze di classe, in cui le donne abbiano piena indipendenza e uguaglianza economica e sociale.

Da Scintilla n. 149, novembre 2024

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