Volkswagen: un accordo che sacrifica gli interessi operai per rilanciare il colosso automobilistico

Dopo un limitato, ma assai partecipato conflitto imperniato su “scioperi di avvertimento” e una breve trattativa è stato raggiunto in Germania un accordo fra la Volkswagen, la IG Metall e i rappresentanti dei comitati aziendali degli stabilimenti di produzione.

L’accordo denominato “Futuro Volkswagen” stabilisce che il monopolio tedesco del settore automobilistico manterrà aperti i 10 siti produttivi, ripristinando gli accordi di “sicurezza del lavoro” fino al 2030.

In cambio, gli operai devono rinunciare agli aumenti del salario, ad alcuni premi e ai bonus di partecipazione agli utili, aumentare l’orario settimanale di due ore, diminuire il numero di apprendisti che ottengono un impiego permanente.

Con questo accordo viene sancita la riduzione della capacità produttiva di 734.000 veicoli, il che equivale alla chiusura del principale stabilimento di Wolfsburg spalmata su cinque fabbriche.

La produzione di alcuni modelli, come la Golf e la Golf Estate, sarà delocalizzata in Messico, dove il costo della forza-lavoro è di gran lunga inferiore.

Di conseguenza entro il 2030, Volkswagen taglierà più di 35.000 posti di lavoro in Germania e raggiungerà l’obiettivo immediato di ridurre di circa 1,5 miliardi di euro all’anno il costo del lavoro.

Nel medio termine l’abbattimento complessivo dei costi per il gruppo automobilistico sarà di 15 miliardi annui. Naturalmente a questa riduzione di costi corrisponderà un aumento senza limiti dei profitti.

Volkswagen e i capi del sindacato IG Metall hanno concordato che i tagli ai posti di lavoro saranno effettuati in modo “socialmente accettabile” (sic!).

La logica che sta dietro l’accordo raggiunto è quella della salvaguardia della competitività e della stabilità finanziaria di Volkswagen sui mercati internazionali, permettendo al monopolio tedesco, secondo produttore mondiale di autovetture, di assicurare ai suoi stabilimenti in Germania una produzione “economicamente sostenibile”. Ovvero di effettuare nuovi investimenti nell’apparato industriale, per spremere una maggiore quantità di plusvalore dagli operai.

L’intesa raggiunta fra Volkswagen e i dirigenti di IG Metall e  i rappresentanti dei comitati aziendali degli stabilimenti di produzione tedeschi, che viene sbandierata come una vittoria, è un vero e proprio modello per la riduzione della sovrapproduzione capitalistica e del salario operaio nel settore automobilistico, realizzato in tempi stretti per evitare lo sviluppo di lotte di più ampia portata.

È un accordo pienamente conforme alla concezione neoliberista, secondo cui decine di migliaia di operai dovranno cercare un’altra occupazione in un mercato della forza-lavoro sempre più ristretto e a peggiori condizioni, oppure finire sul lastrico.

Un accordo di abolizione per gli operai Volkswagen dello stesso contratto nazionale di lavoro firmato dai sindacati, quindi di rottura del fronte operaio, stipulato in fretta e furia sotto le feste, senza discussione nelle assemblee e soprattutto senza impiegare tutta la forza operaia che avrebbe portato a ben altri risultati.

Questo accordo di collaborazione di classe, nonostante la perdita di salario e di posti di lavoro, non potrà dare alcuna sicurezza per il futuro, come molti operai sanno per loro diretta esperienza, dato che il capitalismo è l’incertezza stessa del lavoro e della vita.

È la crisi stessa che apre crepe nel modello della “cogestione”, vetrina del modello sociale tedesco.

Ora la parola passerà agli operai, che hanno subito un duro colpo.

Bisognerà vedere in quanti continueranno ad esprimere una fiducia, sempre più condizionata, ai capi del sindacato e del comitato aziendale che li vogliono convincere di schierarsi a fianco del monopolio, a costo di pesanti sacrifici; e quanti invece sosterranno con decisione l’inconciliabilità di interessi con il capitale.

Ma la giusta critica dovrà sempre essere accompagnata dalla prospettiva di rafforzare la lotta e l’unità dei lavoratori, così come va rafforzata la solidarietà internazionale del proletariato, perché l’offensiva  capitalistica si sta facendo sempre più intensa.

Seguiremo con attenzione questa vicenda che avrà dei riflessi anche per ciò che riguarda la situazione degli operai Stellantis e dell’indotto nel nostro paese – a cui verranno chiesti analoghi se non più pesanti sacrifici – convinti che solo la via della lotta dura e unitaria guidata da un autentico partito comunista della classe operaia può spezzare i piani dei capitalisti e dei loro agenti nel movimento operaio.

Da Scintilla n. 150, gennaio 2025

Enquire here

Give us a call or fill in the form below and we'll contact you. We endeavor to answer all inquiries within 24 hours on business days.



    Dimostra di essere umano selezionando tazza.

    Piattaforma Comunista